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12 marzo 2009

I soldi rovinano le città ed il mondo

Partendo da un semplice esempio che vedo ogni giorno, abitando in una grande città, mi è venuto questo titolo molto aggressivo verso i soldi, cosa che tutti noi desideriamo, ma sprovvedutamente.

Come sono arrivato a questa conclusione?
Semplicemente badando all'urbanistica che causa problemi, ma genera soldi, con noi che come zombie seguiamo uno stile di vita impostoci dall'alto.

Le città nascono dal centro (in passato, quello che oggi definiamo centro, era la città nella sua totalità) ed è lì che vi è il più alto
numero di servizi: istituzioni, banche, musei, ecc., e questi che danno molti posti di lavoro.

Il primo problema è dunque la centralizzazione: una quantità robusta di servizi e posti di lavoro in un dato posto, in un ristretto centro, che incalzano gli abitanti di una nazione a riversarsi nelle principali città, nelle metropoli.
Qui nasce il secondo problema: l'urbanizzazione, le periferie. Una grande offerta e una grande qualità di servizi in centro città farà crescere il numero di abitanti attirati da ciò, ma che purtroppo abiteranno nelle periferie, dati i prezzi delle abitazioni centro, improponibili per gli impiegati.
E così eccoci giunti al terzo problema: i trasporti. E' dai trasporti che nasce la frase che dà il titolo a questo mio breve articolo.
L'Italia, a differenza delle civiltà scandinave, ha servizi di trasporto pubblico carenti (pochi bus, o molto inquinanti, o rumorosi, o in perenne ritardo o che non raggiungono certe zone) e piste ciclabili praticamente nulle (a Torino, solo dopo la morte di Giovanni Agnelli si sono sviluppate per alcuni km, ma finendo nei modi e nei punti più impensabili), perchè in Italia la bici è vista come mezzo sportivo e
non di trasporto quotidiano e perchè, data la nostra pigrizia e la nostra attitudine verso la bella vita (fatta di grandi mangiate), vediamo l'auto come sinonimo di comodità e talvolta di bellezza (oddio!).

In questo tipo di società in cui le automobili la fanno da padrona, i soldi gireranno copiosamente, dato il loro acquisto, riparazioni, ecc., rispetto ad una società basata sui velocipedi.
Inoltre, tornando al primo e secondo problema, se si creano zone meglio fornite di servizi,
queste avranno prezzi elevati, quando una società giusta dovrebbe elargire servizi in ogni zona. Ciò lascia spazio ad architetti scarsi che si occuperanno di edilizia popolare. In questo modo i governanti fanno lavorare tutti, ma creano disagio nelle persone oneste, ma povere.

Le automobili dunque, data l'assenza di bus puliti e con altri disservizi, data l'assenza di piste ciclabili sicure, saranno nei garage e posteggi di ogni cittadino, pronte ad essere usate non per spostamenti extraurbani, ma soprattutto per raggiungere il posto di lavoro nelle varie zone della città (in questo periodo storico fatto di precarietà, flessibilità, non si può più comprare una casa in base a dove si
lavora, data l'incertezza. Quindi l'auto assume ancora maggiore importanza).
Le automobili usate in città per raggiungere il posto di lavoro, intasano le strade, ma tutto ciò crea ricchezza (come ho già detto prima), anche per i petrolieri, e purtroppo aumenta anche il PIL nazionale se consideriamo le ambulanze che raccatteranno i feriti negli incidenti e così via.

Per sopperire alla mancanza di mobilità tranquilla, sicura e poco inquinante, i governanti, anzichè disincentivare l'uso delle automobili cancellando posteggi (fanno così, ma eliminano quelli in superficie per realizzarne migliaia sottoterra), creando piste ciclabili molto ben visibili, sicure, protette, sempre ben mantenute, realizzano invece metropolitane per farci viaggiare sottoterra come topi e scarafaggi!
Se prima, quindi, si rimaneva (e si rimane tutt'ora) bloccati nelle strade piene di smog, dentro lamiere roventi, con le metropolitane si continua a non vivere la città, pensando al proprio trasporto come un incubo di cui sbarazzarsene al più presto con mezzi veloci e (post) modernamente obrobriosi.
La volontà di costruire, di comprare mezzi nuovi, nuove tecnologie, di realizzare nuovi lavori, è data dal fatto che tutto ciò crea un giro vorticoso di denaro, a differenza di una società velocipedalizzata (dotata di una vecchia tecnologia) che, nella sua divertente perfezione (zero inquinamento, zero rumore, zero incidenti mortali, sopportazione delle varie stagioni coi loro pregi e difetti, quindi ingresso nella naturalità del mondo, esercizio fisico...che la maggior parte delle persone compie in palestra, sigh, ecc.), ha bisogno di poca manodopera e pochi acquisti.

Tanti soldi, dunque, per una vita simile a quella orribile di prima, quando la soluzione per i nostri problemi cittadini, sarebbe una bella bici per tutti, lasciando le auto nei box e fregandosene anche della metropolitana!

Ma le bici non portano soldi, le automobili (che sono come armi date le velocità, le modifiche consentite) e le metropolitane (che causano disagi durante i lavori e viaggi da reietti), si!

Danx

11 marzo 2009

Come buttare al vento 450.000 euro?

Semplice, passando dal bipartitismo (PDL da una parte e PD dall'altra, con sbarramenti per tenere fuori i piccoli partiti che, però, messi insieme rappresentano una buona fetta della popolazione italiana) al bidittatorialismo.

Abbiamo appena speso quasi 1 miliardo del vecchio conio per essere sicuri che ad ogni voto in Aula corrispondesse il voto del singolo parlamentare e, come presa in giro, come in spregio di questa ingente spesa pubblica di cui tutto il mondo ci riderà dietro, il premier Silvio Berlusconi ha compiuto una proposta sconcertante ed allarmante:

"Votino solo i capigruppo"


La sua proposta è atta per l'abbattimento dei tempi dovuti alle votazioni che rallenterebbero l'azione del Governo, ma, siccome lo stesso premier ha proposto ai parlamentari di riunirsi in commissioni per poi mandare a votare i singoli capigruppo, adducendo il fatto che a furia di votare gli "onorevoli" si deprimono (alla faccia!), questo risparmio e questa cura alla depressione è assolutamente difficile da vedere.

Se sul Corriere della Sera l'argomento principale riguarda questo nuovo tipo di voto (per giustificarlo, chissà se Berlusconi si rifarà alle più note democrazie occidentali come è suo solito fare. Ricordate per le intercettazioni?), con annesse critiche, su
Il Giornale, invece, la notizia è il dimezzamento dei parlamentari.
Questa sarebbe davvero una scelta sensata: si risparmierebbero molti soldi, molte auto blu, molte risse e, per essere davvero dalla parte del popolo, un minor numero di persone in Aula che potrebbero portare a termine il programma del partito, sempre che il capo di esso non cambi idea sulle promesse...
Ma passare da un dimezzamento al voto di pochi capigruppo (senza, come detto prima, alcun risparmio di tempo), mi sembra una cosa distante che mira solo a colpire la varietà di persone presenti in Aula.


Ho nominato le intercettazioni. Ieri ho sentito dire al ministro della Giustizia Angelino Alfano che spendiamo troppi soldi per esse. Sarà, ma nel 2006 si è speso l'equivalente di 4 euro a persona.
Prima i signori del PDL adducevano come scusa per il loro talgio, il loro uso indiscriminato e la difesa della privacy (come se non ci fosse già una legge da svariati anni a riguardo e quando in Italia le può fare solo la Magistratura, a differenza di ciò che accade negli USA e in UK), ora invece siamo passati al costo, senza contare però, tutti i soldi presi (dalle confische, ecc.) e risparmiati (per sopperire ai crimini, per i soldi che non sarebbero andati al fisco, ecc.) dai criminali braccati grazie a questo mezzo.
Vorrei dunque sapere, dato il prezzo "elevato", perchè lo Stato nelle vesti del ministro Alfano, non si fa elargire gratuitamente l'uso del mezzo dalle aziende telefoniche concessionarie di Stato! Avete mai sentito di parlamentari che pagano il biglietto ai caselli autostradali?

Chiedeteglielo in massa, al ministro che vuole ripristinare l'immunità parlamentare, cosa di cui si legge nel suo sito: http://www.angelinoalfano.net/contact-info

Link
Pianisti:
http://www.fondazioneitaliani.it/index.php/Voto-elettronico.-Tempi-duri-per-i-pianisti.html
Nuove regole in Parlamento:
http://www.corriere.it/politica/09_marzo_10/berlusconi_regolamenti_parlamentari_dfbcf906-0d8f-11de-82af-00144f02aabc.shtml
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=334826


Danx

10 marzo 2009

AH AH AH (vignette su Berlusconi e Bossi)

Ho appena disegnato alla veloce queste vignette su Berlusconi e il nucleare e su Bossi e il piano case contro gli immigrati:

Danx

8 marzo 2009

L'Italia delle donne, o dei maschi?

Oggi è l’8 marzo, ovvero la festa della donna.

Esattamente 100 anni fa, nel 1909 ci fu la prima, indetta dal Partito Socialista Americano. Nacque per ricordare un gruppo di donne che protestarono per prime, nel 1857, contro le pietose condizioni di lavoro e per risposta, subirono un duro attacco della polizia. L’evento tragico, in cui 146 persone (tra queste molte donne) morirono per un incendio in una fabbrica, risale invece al 1911 (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_Internazionale_della_Donna).

Se non fosse per il giusto ricordo di queste ed altre tragedie, che videro le donne come vittime, non potremmo certo permetterci di dedicare una festa, almeno in Italia, alle donne. Infatti, nel nostro Paese, non sono molto rispettate, come si evince da svariati dati, tra cui questi scritti sotto proveniente dall'Eurispes.
L’Eurispes, nel 2006, per la giornata mondiale della donna (8 marzo) svolse alcune interviste a donne italiane. Potete leggere alcuni dati che ho selezionato:
le donne con un impiego sono il 45%, record negativo nell’Unione Europea a 15 (il record positivo spetta invece alla Danimarca: 73%; in Spagna, che fino a pochi anni fa consideravamo più retrogada del nostro stivalone, quasi una donna su due lavora).

Questo dato si spiega per una grave carenza del nostro Stato. Infatti, specialmente al Sud, la quantità di asilo nido non soddisfa le richieste:a Foggia trova posto nell'asilo pubblico appena 1 bambino su 100, a Reggio Calabria, a Nocera Inferiore e Torre Annunziata, comuni della Campania, 1 su 50
(fonte: DonnEuropee Federcasalinghe. http://www.asca.it/news-8_MARZO__FEDERCASALINGHE__PER_NON_DIMENTICARE_EMERGENZA_ASILI_NIDO-813691-ORA-.html).
Non dimentichiamo inoltre il 40% degli uomini italiani, secondo cui la cura della casa spetta alla donna che, impegnata a rassettare, lavare, stirare, avrà meno tempo ed energie per un lavoro e quindi soddisfazioni personali.
Sono insufficenti anche le risorse finanziarie destinate alla famiglia (per assegni familiari, assegni di maternità, sostegno alle giovani coppie per l’acquisto della prima casa, ecc.), sono escluse da tali benefici le coppie di fatto (può essere un passo che porta al matrimonio) che sono quasi 700.000, mentre le lavoratrici atipiche non possono fruire, per esempio, dei congedi parentali o, il più delle volte, si vedono corrispondere delle risibili indennità di maternità.
Tra quelle che lavorano (come ho appena scritto, poche) neanche il 22% ha un lavoro part-time e questo, considerando i figli e i lavori domestici, influisce poi molto sulla qualità della vita in famiglia. Che dire dei capi? Per il 21% delle donne, il capo è spesso un tiranno e solo il 17% di esse può prendere decisioni sul posto di lavoro. Per 3 donne su 10 ciò non accade mai!

Ora c’è un punto dolente, creato dai noi maschi italiani che ricopriamo posti importanti nella società, noi maschi italiani che abbiamo un’idea precisa della donna, che la vogliamo bella e subordinata, non al nostro pari dunque. Questo punto si trasforma in un dato allarmante: il 62% delle donne fra i 35 e i 44 anni, spinte, penso, da questo Paese maschilista e totalmente differente da come una donna è (dolce, onestamente determinata, ecc.), vede nella raccomandazione una strada praticabile, strada praticabile per una giovanissima su due. Penso che questo mondo prodotto dai maschi che dominano la società, abbia creato, generazione dopo generazione, masse di donne attirate più dall’aspetto esteriore finto (trucco, colorazione capelli, vestiti, ecc.), che alla naturalità ed alla preparazione culturale, quindi masse di donne che si prestano allo sporco gioco maschile, in cui la donna deve coprire il ruolo della bambola.
Ciò nonostante, io non sono totalmente favorevole alle famose “quote rosa”, infatti penso sia la dimostrazione del nostro fallimento (stesso ragionamento che ho usato per le macchinette in Parlamento contro i “pianisti”) e, se dobbiamo ricorrere per legge ad un’ovvietà, significa che siamo marci.

C’è un dato, sempre Eurispes, che forse ha bisogno di riflessione per essere capito.
Il dato dice che la percentuale di quanti non giudicano necessari interventi a favore della femminilizzazione della politica, è pari al 3% tra gli elettori di sinistra e al 3,7% tra quelli del centro-sinistra, al 6,6% tra quelli di centro, mentre, attenzione, al 17,2% e al 20,6% per, rispettivamente, gli elettori di centro-destra e destra.
Riflessione perchè forse può trarre in inganno. Se sappiamo che la Sinistra si batte per le quote rosa, possiamo fare l’errore di pensare che gli elettori di Destra siano maschilisti e legati ad una concezione patriarcale non solo della famiglia, ma anche della società. O forse, e questo punto spero sia la verità, vogliono che non vi siano leggi per questa parità fra i sessi, ma vogliono semplicemente che venga usata la meritrocazia, cosa di cui parla molto questo attuale Governo di centro-destra.

Ma, per capire quanto ancora siamo soggiogati da una religione che mette la donna in seconda posizione, poichè creata solo dopo l’uomo e da esso, notiamo come siano le stesse donne ad essere soggiogate, infatti solo il 48% è d’accordo col fatto che le donne potrebbero dire messa e il 45% contrario. Si spera che la percentuale restante rispose no, perchè non credente.
Qui, http://www.utopia.it/vox1/400antinomie1.htm, un pò di frasi misogine nella Bibbia.
Non c’è parità fra uomo e donna in Italia, infatti, secondo il “The Global Gender Gap Report 2006”, siamo al 77° posto nel mondo. I primi 3 posti risiedono in Scandinavia (fonte: http://www.giovanidubbiosi.it/alessandrodovidio5.htm): Svezia, Norvegia (si punta ad un 40% di quote rosa) e Finlandia (il presidente della Repubblica è una donna, tale Tarja Halonen), forse perchè in questi Paesi la popolazione è stata molto ritrosa ad abbandonare la loro religione pagana che si rifaceva alla natura. Sembra che i Paesi con elevati livelli di istruzione siano più propensi alla tolleranza e meno inclini alla religione.
Il rapporto del 2007, invece, è ancora più impietoso nei nostri riguardi: 84° posto. Spagna, nostra agguerrita rivale: 10° posto (fonte: http://www.weforum.org/pdf/gendergap/rankings2007.pdf).

Confido in un ottimo lavoro da parte delle nostre ministre e anno dopo anno rileggerò con enfasi queste classifiche per vedere se il progresso va di pari passo con i diritti o solo con i profitti delle grandi aziende.

Concludo chiedendomi perchè, una ragazza dall'aspetto cosi innocuo e fragile, cantando "Sincerità", anzichè tediarci con le solite storie d'amore, non abbia decantato questi sinceri dati italiani.