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16 giugno 2010

Lavoratoooori, la Cina è vicina

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Com'è bello leggere in questi giorni di "diritti dei lavoratori" parlando degli operai della Fiat in quel di Pomigliano d'Arco.

Diritti? Ma quali diritti?

E' da decenni che la Fiat produce buona parte delle sue automobili all'estero (Polonia, Brasile, etc.) e non solo per il mercato straniero, ma anche per noi italiani. E' da decenni che la Fiat ricatta lo Stato e il Comune di Torino minacciando di smantellare e delocalizzare brutalmente. E' da decenni che la Fiat manda in cassaintegrazione migliaia di operai figli di quei meridionali che negli anni '50 e '60 emigrarono dalle loro campagne per fare le formichine e i topi al Nord (illusi come noi dalla tecnologia che ci doveva rendere liberi), mentre i dirigenti si muovevano veloci, magari con l'elicottero, fra i vari uffici e residenze, fra centri sportivi e impianti di risalita di Sestriere (brrr), mentre gli operai che lavoravano per loro nei pochi giorni di ferie si ammassavo sui treni come ebrei, zingari e omosessuali destinati ai campi di sterminio nazisti.

E ora che siamo un potenza industriale in declino (che la decrescita felice abbia finalmente inizio, ma con questi sindacati che badano solo a lavorare, lavorare, lavorare e produrre, produrre, produrre la vedo dura) a causa delle nuove potenze Cina e India dove ti vendono tutto tranne che i diritti (e anche a causa di un iper consumo uso e getta che, secondo me, non può che portare disaffezione da parte dei cittadini-consumatori) parliamo di scandalo a Pomigliano d'Arco per le richieste della Fiat? Se questa se ne va all'estero è perchè ci guadagna, quindi per rimanere in Italia vuole più o meno le stesse condizioni che trova in Polonia, stessa cosa richiesta dalle ditte edili ricche di rumeni.

Nell'epoca della globalizzazione sfruttata anche dai nostri "capitani coraggiosi", i confini non esistono, così come i diritti vengono continuamente rivisti. Purtroppo questi non sono eterni, nè universali: fu possibile scioperare solo dopo la 2^ G.M. perchè ben poche erano le nazioni industrializzate come noi, fu possibile perchè il nuovo sistema era impegnato a mostrarsi magnanimo dopo il Fascismo e così via.

Luigi De Magistris (IDV) non ci sta e scrive:
"700 milioni investiti per garantire lo stabilimento in cambio della deroga al Contratto nazionale di lavoro e alla Costituzione, che la Fiom non si piega ad accettare, evidenziandone anche i profili di inefficacia e di non validità proprio perché in contrasto con la Carta e con le norme del contratto nazionale. Disponibili ad accettare l’intensificarsi dei ritmi produttivi (18 turni con 40 ore di straordinario comandato, flessibilità necessaria, riduzione della pausa), i lavoratori e la Fiom non possono però piegarsi alla sospensione dei diritti costituzionali e al rispetto dei contratti in essere.
La Fiat infatti si impegna ad investire a Pomigliano, soltanto se viene riconosciuta la possibilità di licenziare quei lavoratori in sciopero che in qualsiasi modo mettano in discussione l’accordo.
Tradotto: la fine dell’articolo 40 della Costituzione, quello che dopo il Fascismo fu voluto dai padri costituenti per garantire ciò che la dittatura aveva cancellato, cioè il diritto di chi lavora a difendersi con l’astensione dall’occupazione. Un diritto costituzionale individuale rispetto a cui nessuna organizzazione può sottoscrivere la rinuncia."


Interessante la discussione su Facebook, dove c'è chi parla di assenteismo degli operai napoletani che mandano in frantumi i posti di lavoro degli onesti lavoratori al Nord e dove c'è chi parla in termini più generali asserendo che la Fiat delocalizza ma mantenendo la sede in Italia, giusto per arraffare qualche altro miliardo di finanziamento statale e che, vivendo di questi contributi, se ne sia andata negli USA per ottenere altri bei soldini da Washington per il salvataggio della Chrysler, quando invece la Fiat dovrebbe tirare fuori i soldi presenti come fondi neri nelle banche lussemburghesi che presumibilmente Agnelli fece scomparire.
Secondo un terzo commentatore, invece, quelli del Sud potranno vivere con un nuovo contratto con meno diritti grazie ad un costo della vita ancora basso, mentre a rimetterci saranno gli operai del Nord che perderanno mano a mano diritti e lavoro dopo anni di conquiste.

Ma di cosa stanno discutendo? Di automobili per le quali ci son persone che fanno i gradassi perchè si credono sapienti a riguardo, senza però minimamente pensare che la tanto paventata libertà che avrebbero dovuto regalarci le automobili, è solo uno spot, una mera illusione, siccome nella realtà le autovetture ci incitano a trasferirci lontano dai posti di lavoro (tanto ho l'auto..) e ad acquistare merci lontano da casa (vado al supermercato tanto ho l'auto..) e durante tutti questi trasferimenti perdiamo tempo e siamo come chiusi in una scatola facendo sempre lo stesso percorso (altro che libertà, quindi) e, inoltre, inquiniamo, occupiamo spazio e facciamo rumore.
Una lettrice su Facebook dice ad un suo acerrimo nemico di discussione di occuparsi di biciclette: magari! Andate un pò dai cinesi e dagli indiani a chiedere se non si stava meglio prima quando nelle città (non ancora megalopoli) e nei villaggi ci si spostava in bicicletta e avere rapporti umani conviviali..

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