)articolo aggiornato il 9 maggio 2010)
..e libertà non significa star sopra un albero.
"Di libertà ce n'è fin troppa" (S. Berlusconi)
Se è vero che Berlusconi o con i soldi (tangenti ai socialisti negli anni '80) o con le leggi (dei suoi governi, ma anche da quelli della sinistra che non sono mai intervenuti contro i numerosi conflitti d'interesse) si prende ogni libertà per combattere contro presunte illiberalità che gli si stagliano contro e per governare senza impicci, e se è vero che ognuno deve avere la libertà di criticare l'operato altrui quando ci si sente insultati o denigrati, è anche vero che questi devono essere liberi allo stesso identico modo.
Certo, con troppa libertà a disposizione si possono compiere svariati errori, infatti ci siamo dati delle regole e leggi condivise (bel luogo comune, eheh), ma.."Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare" (Ghandi), ovvero, senza restringere la libertà altrui, ognuno deve rischiare se vuole esprimersi totalmente.
Ci dev'essere dunque uno scambio di idee, non procedimenti atti ad impedire il pieno sviluppo della persona umana, diritto sancito da ogni vera democrazia (e, ovviamente, libertà che non dovrebbe essere difesa da enti talmente è ovvia, tranne per chi vuole essere uno schiavo), non quindi procedimenti realizzati con la forza, in questo caso portati avanti dalla maggioranza, da una volgare maggioranza.
Possibile che se un'ente internazionale (Freedom House, ne ho scritto qui) ci declassa fra gli Stati "parzialmente liberi", che se si legifera per bloccare indagini della magistratura, inchieste giornalistiche e pure i blog (fonte: Guido Scorza/ByoBlu), al premier di questo Stato privo di fiducia verso (fino a prove contrarie) persone oneste non venga in mente nient'altro da dire se non che di libertà ce c'è fin troppa?
Proprio mente pronuncia questa scandalosa frase senza alcun senso (dopo cercherò di spiegare il perchè), si scaglia contro Parla con Me di RaiTre e dopo pochi giorni ecco che i Bondi e Brambilla sputano sangue contro Draquila, il film di Sabina Guzzanti sulla città abruzzese martoriata dal terremoto e da una dubbia ricostruzione. E non scordiamoci le velate minacce agli scrittori e registi di libri e film sulle mafie..
Di quale libertà stiamo parlando? Quella usufruita da qualche criminale ex terrorista o ex tangentista che ora siede in Parlamento?
No, di giornalisti e artisti. Scagliarsi contro di loro è assurdo e criminoso.
Le loro idee, sensazioni, pareri e fatti accertati e documentabili, devono avere la stessa dignità di quelle dei loro accusatori (se non maggiori), invece in questo sistema sia politico che sociale la maggioranza (politicamente relativa, tra l'altro) sancisce la giustezza, afferma che lei è (sempre) nel giusto e determina cosa è brutto, cattivo e puzzolente.
E' giusto che siano i numeri a stabilire cosa è giusto?
Perchè questa acredine verso gli onesti denunciatori?
Perchè, così si difendono gli accusatori al governo, rovinano l'immagine dell'Italia.
Certo, se si parla male di un Paese, si rischiano di perdere investimenti stranieri e turisti, ma l'Italia non è descritta e ripresa solo da questo genere di documentaristi, giornalisti e registi, infatti c'è una varietà enorme di professionisti, quindi una persona "normale" non si preoccuperebbe in modo così enfatico dei divulgatori dei crimini mafiosi e del malgoverno.
Solo una mente malata (e tutte quelle da questa plagiate) può scagliarsi contro persone che non sono da attaccare, ma da difendere.
Il buon governante difende i singoli, il dittatore li accusa e li strozza.
Probabilmente ciò avviene perchè si ha bisogno di mostrare la propria forza, trattenuta per anni per mezzo di una certa educazione, contro persone deboli per potersi sfogare senza problemi.
Ovviamente è solo una mia piccola elucubrazione.
Troppa libertà.
E' dunque misurabile!
Sì? E chi ne decide i limiti?
E' dunque misurabile!
Sì? E chi ne decide i limiti?
Se ce n'è troppa, chi può ergersi al ruolo di distributore?
E il distributore è tale perchè ne è anche il produttore?
O forse il produttore non esiste, facendo quindi crollare questa piramide dalle fondamenta marce?
Queste sono affermazioni e domande surreali o surmoderne, in cui la libertà coincide con la quantità di merci che il singolo o la famiglia acquista e in cui questa fatidica ed evidentemente misurabile parola è legata alla scelta fra la visione di un reality show anzichè un talk show, fra un tv al plasma ed uno ai led e fra un garage al primo piano interrato o al quinto.E il distributore è tale perchè ne è anche il produttore?
O forse il produttore non esiste, facendo quindi crollare questa piramide dalle fondamenta marce?
Non facciamo finta di vivere semplicemente nella modernità, siccome la libertà si misura davvero coi soldi: chi ne ha, può parlare in tv giorno dopo giorno, in qualsiasi canale, a qualsiasi ora (negando quindi libertà a chi avrebbe cose da dire che non vengono mai dette); chi ha soldi ha il potere di decidere se farci campare degnamente, oppure se sfruttare certe leggi schifose dello Stato senza pagarci il dovuto che invece veniva preso dai nostri genitori; chi ha i soldi penetra nei nostri pensieri anche attraverso i cartelloni pubblicitari che stanno lì solo perchè qualcuno ha sganciato fior di quattrini globalizzando l'immagine (anzi la realtà) delle nostre città già invase dalle insegne luminose per attirare clienti vecchi e nuovi, per tranquillizzarli con la prensenza di opulenti supermercati e distributori di benzina, mentre i poveri writers vengono multati e arrestati, quando non ghettizzati in luoghi prescelti dai politicanti finti liberali di turno.
Conclusione: questi governanti si arrogano il diritto (la libertà) di criticare e minacciare onesti cittadini, il diritto (la libertà) di proporre multe e carcere per chi non delinque, ma indaga e racconta, il diritto (la libertà) di mettere nei posti che contano i loro amici e amici degli amici, di eliminare ogni trasparenza e di raccontare balle a tutta la nazione.
Ma chi li vota pensa che siano persone brave e da ammirare, sono sicuramente dei fedeli credenti che devono trovare un Dio in terra da venerare e di cui essere schiavi. Questo avallerebbe ancor di più la tesi secondo cui si vuole che la religione sia stata inventata dagli uomini (e non calata dall'alto durante una rivelazione) per comandarne altri.
Vero, di libertà ce n'è fin troppa: levatevene in buona dose e datecene un pò, magari dandoci la possibilità di scegliere i candidati.
Combinazione parlo di libertà il giorno in cui si commemora il 32° anniversario della morte di Peppino Impastato (La Repubblica).