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In seguito al potentissimo terremoto che ha devastato Haiti, causando centinaia di migliaia di morti e milioni di feriti e sfollati, abbiamo saputo di come questo sia lo Stato più povero delle Americhe e sinceramente con stupore, data la sua geografia.
Alcuni infatti mi chiedono: "Come mai sono così poveri?", "Come mai non sfruttano la bellezza dell'isola, delle coste, con il turismo?", "Ma Haiti e la Republica Dominicana sono nemici?"
Mi duole ammettere di non saperne nulla: sappiamo di più sulla Luna e su Marte che su centinaia di Paesi di questo nostro pianeta, i cui nomi ci sono vagamente familiari, solo grazie al passaggio di qualche tornado.
La mia è dunque un'accusa al sistema dell'informazione, più dei mass-media che di quella delle piccole associazioni che lottano per aiutare i poveri.
Ora bisogna inviare aiuti, e cercando info su Internet possono fornirvi qualche nome, però mi duole anche vedere giornalisti intenti a farci rattristare il cuore non solo per il disastro naturale, ma anche per la povertà "endemica" di quelle vittime. Sembra, dunque, che dobbiamo inviare aiuti come cibo, soldi e vestiti per questo fattore.
Ricchi o poveri non fa differenza: quando accadono certe tragedie si aiuta e basta!
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Unicef
Organizzazione Internazionale per la Migrazione
Comitato Internazionale della Croce Rossa
Ci vogliamo forse pulire la coscienza togliendoci 5,10 Euro dalle tasche, per poi continuare a ringraziare la globalizzazione per tutte le belle scarpe da ginnastica e cellulari che ci fornisce, pur sapendo che sono costruite/i da minorenni ultra-sfruttati, magari dentro fabbriche d'amianto, vicino a pozze piene di escrementi?
Se schifiamo la povertà, dovremmo unirci, noi consumatori, per chiedere alle multinazionali di non sfruttare l'ambiente e certe condizioni sociali (se in un Paese i minorenni non sono obbligati ad andare a scuola, un'azienda occidentale deve rifiutarsi di assumerli), politiche (non stringere accordi con le dittature) ed economiche (non sfruttare contratti e salari scandalosi, non rovinare la vita ai campesinos, ecc.) giusto per incrementare i propri profitti, ma di andare all'estero per imporre almeno la metà dei nostri standard riguardanti sicurezza, contratti, salari, mentre invece nulla di tutto ciò avviene.
Le multinazionali ci servono per risparmiare. Beandoci del risparmio ottenuto, in questo magnifico mondo colorato con le luci sempre accese, siamo come costretti a pensare che i poveri siano tali perchè non fanno nulla o perchè vivano sotto dittatura. Invece lo sono perchè siamo noi a fare troppo o nulla.
Si dovrebbe tenere alta l'informazione sui vari Paesi dittatoriali o estremamente poveri, ad esempio si pensi allo Yemen, fino ad ora mai sentito prima dal 98% degli italiani, in modo tale da cercare di aiutare sempre le varie popolazioni e non solo nell'ora della disgrazia che richiederà poi maggiori aiuti, rispetto ad una condizione normale.
Aiutiamo Haiti senza doverci impietosire della loro povertà, soprattutto perchè, per noi occidentali, essere poveri significa non potersi permettere un'auto, la consolle e due cellulari, quando senza queste cose si può vivere benissimo (l'abbiamo fatto fino alla metà del secolo scorso).
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15 gennaio 2010
14 gennaio 2010
Mani allungate. Ma anche no
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Se la maggioranza può legiferare senza badare troppo alla minoranza, tranne quando la prima è traballante per alcuni membri che, smaniosi di protagonismo o bastian cuntrari di natura, possono tradirla nei voti di fiducia, perchè c'è la necessità impellente da parte del PDL di trovare un dialogo col PD?
Certo, senza dialogo non ci sentiremmo cittadini di un Paese civile, ma parte di una campagna assediata da zoticoni carichi d'odio, ma qui i politici al comando confondono il verbo opposizione col verbo odiare, e dovrebbero risentire i loro comizi e le loro dichiarazioni. In questo modo, se gli oppositori criticando odiano, dovrebbero trovare un verbo più forte di "odiare", per le loro parole urlate contro giornalisti, magistrati, politici e liberi cittadini con idee per fortuna diverse da quelle di chi ama venerare un capo e subire ordini.
Il PDL confida che il PD gli allunghi una mano, e ci sono giornalisti come Marcello Sorgi de La Stampa, che affermano che il PD offra un bicchiere mezzo vuoto al PDL.
Siamo sicuri che offra così poco? Il PD, come si sa, s'è detto disposto al dialogo ed essendo il partito dell'opposizione, da esso non si può pretendere asservimento totale, siccome un minimo di dignità dovrebbe pur mantenerla.
Perchè mai, scelte di riforme ideate solo da una parte e che favoriscono solo una parte (anzi, pochi singoli), devono essere accettate in toto e magari pure con gioia dai cosidetti oppositori? Penso che il PD sappia bene che Berlusconi ha sempre avuto il pallino della Giustizia per diminuire i poteri dei PM, da vero Piduista e da vero Craxiano (o da vero criminale, fate voi), allora perchè, se nasce per arginare e magari battere il fenomeno Berlusconi (fenomeno mica tanto, dura da un sacco di anni) i suoi gesti di avvicinamento alla parte avversa, non vengono plauditi?
Abbiamo politici e giornalisti, ritenuti a torto super partes solo perchè non fanno da portavoce del PDL, affermanti che il PD debba abbandonare l'IDV, smetterla di essere intransigente, e così via. Come se fosse obbligatorio, in questo sistema completamente patriarcale ma democratico e libero (?), apprezzare, ammirare e magari venerare il capo, le sue idee e le sue gesta, proprio come l'infallibile Dio patriarcale.
Penso che un accordo sulla "Riforma della Giustizia", essendo alquanto impopolare, debba essere per il potere necessariamente bipartisan, in modo da giustificarlo.
Cosa ci guadagnerebbe il PD con il dialogo, con gli accordi, con la riforma?
Forse quando saremo una vera dittatura col partito unico e il divieto di libertà di stampa e parola, qualcuno di loro potrebbe trovare senza troppe difficoltà un nuovo impiego.
Magari da autista.
Link:
"Gli autisti senatori" La Repubblica
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Se la maggioranza può legiferare senza badare troppo alla minoranza, tranne quando la prima è traballante per alcuni membri che, smaniosi di protagonismo o bastian cuntrari di natura, possono tradirla nei voti di fiducia, perchè c'è la necessità impellente da parte del PDL di trovare un dialogo col PD?
Certo, senza dialogo non ci sentiremmo cittadini di un Paese civile, ma parte di una campagna assediata da zoticoni carichi d'odio, ma qui i politici al comando confondono il verbo opposizione col verbo odiare, e dovrebbero risentire i loro comizi e le loro dichiarazioni. In questo modo, se gli oppositori criticando odiano, dovrebbero trovare un verbo più forte di "odiare", per le loro parole urlate contro giornalisti, magistrati, politici e liberi cittadini con idee per fortuna diverse da quelle di chi ama venerare un capo e subire ordini.
Il PDL confida che il PD gli allunghi una mano, e ci sono giornalisti come Marcello Sorgi de La Stampa, che affermano che il PD offra un bicchiere mezzo vuoto al PDL.
Siamo sicuri che offra così poco? Il PD, come si sa, s'è detto disposto al dialogo ed essendo il partito dell'opposizione, da esso non si può pretendere asservimento totale, siccome un minimo di dignità dovrebbe pur mantenerla.
Perchè mai, scelte di riforme ideate solo da una parte e che favoriscono solo una parte (anzi, pochi singoli), devono essere accettate in toto e magari pure con gioia dai cosidetti oppositori? Penso che il PD sappia bene che Berlusconi ha sempre avuto il pallino della Giustizia per diminuire i poteri dei PM, da vero Piduista e da vero Craxiano (o da vero criminale, fate voi), allora perchè, se nasce per arginare e magari battere il fenomeno Berlusconi (fenomeno mica tanto, dura da un sacco di anni) i suoi gesti di avvicinamento alla parte avversa, non vengono plauditi?
Abbiamo politici e giornalisti, ritenuti a torto super partes solo perchè non fanno da portavoce del PDL, affermanti che il PD debba abbandonare l'IDV, smetterla di essere intransigente, e così via. Come se fosse obbligatorio, in questo sistema completamente patriarcale ma democratico e libero (?), apprezzare, ammirare e magari venerare il capo, le sue idee e le sue gesta, proprio come l'infallibile Dio patriarcale.
Penso che un accordo sulla "Riforma della Giustizia", essendo alquanto impopolare, debba essere per il potere necessariamente bipartisan, in modo da giustificarlo.
Cosa ci guadagnerebbe il PD con il dialogo, con gli accordi, con la riforma?
Forse quando saremo una vera dittatura col partito unico e il divieto di libertà di stampa e parola, qualcuno di loro potrebbe trovare senza troppe difficoltà un nuovo impiego.
Magari da autista.
Link:
"Gli autisti senatori" La Repubblica
12 gennaio 2010
Linguaggio dei massmedia
"Questa strada piovosa era la sua vita stessa,percorsa senza fede e senza entusiasmo,con gli occhi affascinati dagli splendori fallacidelle pubblicità luminose" (Alberto Moravia)
Dietro a questo razzismo, diciamo di classe, ci devono per forza essere delle cause, ma non ravvedo una vendetta del proletariato, quanto la dittatura del commerciale che, adulando tutti quanti, diviene super partes ed entra nella vita di ognuno di noi, purtroppo peggiorandola.
Il settore dell'industria, per rendere affini alla massa tanti prodotti, magari inutili se non nocivi (o dannosi se acquistati in grandi quantità, ecc.), si unisce a schiere di creativi (non artisti) che, dietro un'ottima remunerazione per le pubblicità, si "impegnano" a scovare nuove tendenze e linguaggi semplificati dai giovani, magari semplificandoli a loro volta o estirpandoli dal loro ambiente.
Ottengono e/o producono, dunque, frasi asettiche abbinabili a tanti prodotti e alla ricezione di tante persone.
Due esempi possono essere la pubblicità degli anni '80 della Fiat Uno RAP, dove appunto si scimmiottava questo nuovo (per noi italiani) genere musicale, e lo spot della Banca Mediolanum dove il presidente Doris fa dei cerchi sulla sabbia (o in un deserto di sale) come un primitivo (massimo rispetto per gli ominidi che vivevano nella natura senza bisogno di distruggerla per ottenere stupidi beni, come anche questo computer da cui scrivo, peccato però che Doris non si ponga come fine della sua esistenza il Primitivismo).
Ci sarebbe da parlare anche dei proprietari che figurano negli spot, ma non è questo il caso (vi rimando a questo link, Terzadicopertina) e proseguo elencando spot simili come quello sui telefonini, dove una modella diceva "Tutto intorno a te", oppure quello delle assicurazioni che ci invita a "chiedere a chi ce l'ha"...ditemelo voi chi ce l'ha, oppure create dei documentari su questo magnifico mondo, senza dover disturbare alle 21 dei lontani parenti.
Inutile dire che più una cosa è pubblicizzata, e a maggior ragione se lo è con una grafica affascinante, con effetti surreali e con colori sgargianti, più il prodotto in questione (che a volte non si nota) è dannoso ed inutile (tranne che per i produttori, ovvio). Infatti, l'acqua pubblica che sgorga dal rubinetto è, per la massa schizzinosa di ciò che è quasi gratuito, un bene misterioso e meno prezioso di certi gelati industriali, formaggi avariati e via dicendo.
Non parliamo delle Biblioteche...
Tutti sanno, tranne gli stolti e pessimisti genetisti, che se un qualsiasi bambino viene stimolato da sane fonti, diverrà un ragazzo ed un adulto calmo, aperto, rispettoso e studioso (smettetela di simulare facce da ebeti e di grugnire quando vi trovate di fronte al vostro nipotino, solo perchè lo vedete fare nei film). Giunto in età adulta, però, la sua mente smetterà di apprendere velocemente e, avendo alle spalle anni di ben determinati studi e di vita in un altrettanto ben determinato ambiente, farà fatica ad accettare molte novità.
Se questo sistema industrial-commerciale opta per una "fidelizzazione fino a che morte non ci separi" col cittadino-cliente-consumatore, ogni comunicazione atta a questo fine, sarà elementare, sia per mostrarsi amichevoli e magari amici, sia per eliminare ogni stimolo verso novità che non saranno più facilmente comprensibili. Ovviamente il "deficit di attenzione" verso importanti e complicate questioni non è causato soltanto dalle pubblicità, ma anche dai programmi televisivi dove la gente che battibecca e litiga violentemente per loro piccole questioni private è sempre più numerosa.
Gli adulti vivono in un mondo a parte come i "malati di mente".
Tutti noi crediamo che solo certi esseri umani, colpiti da malattie neurologiche, siano impossibilitati al confronto, alla relazione, invece, a ben pensare, la maggior parte degli adulti è come loro: sarà disturbato nel vedere persone abbigliate in maniera per lui eccentrica, non vorrà sentire suoni musicali a lui sconosciuti, non riuscirà a leggere sui quotidiani opinioni diverse dalle sue ormai scritte sulle roccia. Cos'è questo se non isolamento?
Un isolamento che nega il confronto, e quindi una precedente apertura, affinchè ci si possa sentire portatori di unici e sani valori.
Quanta differenza coi bambini, così aperti nel gioco con qualsiasi altro bambino incontrato sulla loro strada: non c'è colore e lingua che possa ostacolarli, eppure usano un linguaggio elementare ed anche un pò animalesco. Gli adulti, invece, se subiscono in dosi massicce un linguaggio elementare (come appunto quello dei bambini), primitivo, onomatopeico, regrediscono fino a non potersi aprire neanche con chi ha idee leggermente differenti dalle proprie, perchè la mente, non più capace di apprendere e di cercare stimoli (manca l'energia, mancano i neuroni), arriva ad un punto di non ritorno spaventandosi per nuove cose incomprensibili, troppo distanti dal loro mondo e quindi complicate per essere descritte e quindi comprese.
Certamente le attività svolte nelle due età influisce: il bambino si rapporta allegramente con tutti perchè il suo fine è il divertimento, mentre l'adulto si rapporta con gli altri esclusivamente per predazione (concorrenza, guadagno, soldi, profitto).
Se la televisione venissa usata diversamente crollerebbe il sistema di questa società chiusa, perchè la gente passarebbe il tempo a pensare, riflettendo ed aprendosi, e non solo più a guardare filmati per rilassarsi o per sfogarsi, per poi uscire con l'unico scopo di ottenere della roba con ogni metodo (offerte, tessere, premi, questionari, ecc.). Vi sono anche altri scopi: ostentare la propria posizione sociale attraverso precisi "status symbol" (scelti dal potere) e portare i figli a scuola, per educarli a compiere noiose operazioni utili all'industria (la scuola serve per trovare un posto di lavoro) e all'obbedienza, affinchè questo sistema si rigeneri di generazione in generazione.
Con la fantasia, ogni certezza crolla. Col pensiero, ogni acquisto diviene futile.
Non confondiamo la fantasia unica del singolo, con quella dei cartoni e dei film delle grandi major, infatti sono risaputi i messaggi subliminali (a volte invece molto ostentati, ma edulcorati) e che una bellezza di qualsiasi tipo (quella di Biancaneve, delle modelle/attrici o degli effetti speciali) non consente, dal mio punto di vista, modifiche da parte del giovane fruitore, ma solamente una copiatura. E' utile, per l'industria cinematografica, cercare di far immedesimare i bambini con un'avventura e con dei personaggi protagonisti, affinchè pensino a loro con costanza e rimangano legati a ben determinati loghi.
A proposito di bambini, mi sono venuti in mente altri slogan pubblicitari, così bassi da mettersi le mani nei capelli dalla disperazione:
"Faccio tanta plin-plin"; "Come fa la tua moto? Vroooom"; "La mia tribù"; "Emozioni al 100%, prezzo al 50%".
Si è giunti alla vendita dei sentimenti! Ma d'altronde il mondo esterno è cosi freddo e grigio che è impossibile ricevere e voler ricevere emozioni direttamente sulla propria pelle, meglio provare quindi con lo schermo, così, se si corre il rischio di imbattersi in troppe emozioni, si può spegnere subito per farle crollare in fretta. Se i sentimenti hanno un prezzo, se questi sono facilmente eliminabili con un click, viene meno la condizione naturale dell'essere umano: da persone non si regredisce a bestie, ma a cose. Vuote. Pronte a venire riempite di qualsiasi monnezza.
Tutti quanti noi veniamo bombardati di parole dette e stampate per farci comprare, o per farci sfogare e rilassare, ma, puntando su questo finto benessere, non riceviamo stimoli per apprendere cose nuove e ciò fa sì che il membro di un certo ceto non abbia mai l'opportunità, nè soprattutto i mezzi, di discutere con un altro di un ceto superiore.
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