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9 giugno 2010

Cos'è la povertà?

Ho appena inviato una lettera (e-mail) al direttore de La Stampa, Mario Calabresi, siccome nel suo quotidiano si parla e si parlerà di lotta alla povertà nel mondo.

"Cos'è la povertà?"

Gentile direttore,

in questi ultimi giorni si torna a parlare di povertà da combattere nel "Terzo Mondo", ma è bene avere una visione ampia, non limitata alla nostra concezione di benessere e povertà, senza mettere certi Paesi all'ultimo gradino di un podio che in realtà non esiste.

Sono tantissime le persone, sia infanti che adulti, che soffrono la fame, ma non vivono in questa condizione perchè guadagnano meno di 1 dollaro al giorno, ma perchè il loro territorio si è depauperato per le più varie cause: siccità, desertificazione, grandi dighe, monocoltura intensiva, impossibilità nel riconvertire terre considerate perdute.
Se gli affamati, di qualsiasi Continente e Paese, ottenessero 2, 5, o anche 10 dollari al giorno non cambierebbe nulla, poichè nel loro sistema si bada al cibo e agli attrezzi auto-prodotti, non al consumo di merce che, da noi, rende un bambino povero e infelice se non ha un pupazzo o una figurina.
Inoltre significherebbe obbligarli nel dedicare la loro vita al guadagno individuale, creando una società egoista in perenne lotta col prossimo.
Puntare sui soldi significa dunque eliminare ogni speranza per un loro futuro composto di convivialità. Se in certe zone la situazione è disperata, come prima cosa bisogna renderli autonomi. Ai soldi si deve badare nel futuro, come secondo problema.


Anche scolirazzare i bambini è un pericolo, poichè esportando il nostro sistema d'istruzione obbligatorio (in questo caso i 5 anni delle elementari) non gli verrebbero insegnate tecniche agricole, ma si creerebbe semplicemente un popolo istruito in modo astratto e una massa di disoccupati che non vorrà più chinarsi sulla terra, considerando che i maestri non danno insegnamenti su come procacciarsi il cibo. Inoltre si creerebbe una forte disparità fra chi ha potuto istruirsi e chi no, causa età, malattia o perchè costretto a coltivare e cacciare. Il colmo sarebbe che gli istruiti prendessero in giro i contadini poichè sprovvisiti di titolo di studio caduto dall'alto.

Non c'è bisogno di scuole e di maestri, ma di agricoltori generosi, anche africani, che hanno saputo ridare vita ai loro terreni e territori considerati ormai persi.
Spero che i poveri del mondo si diano una mossa prima del nostro arrivo e dei bisogni che costruiremo su misura per loro, o faranno parte della massa degli schiavi moderni che lavorano 12 ore al giorno per 6-7 giorni a settimana per produrre i nostri telefonini, sperando un giorno di acquistarne uno anch'essi.

Link:
"Non sopporto la solidarietà" ItaliasenzaValori

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