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9 giugno 2010

Internet per la pace

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Nuovo prodotto tecnologico con, che combinazione, la pagina di un grande quotidiano americano.

A cosa serve Internet? E' un mezzo rivoluzionario? Verremo censurati? O verremo incentivati?

E' giusto porsi domande sull'utilità di Internet, se questa rete mondiale di computer possa suggellare cambiamenti oppure no
.
E' un ottimo mezzo per far circolare informazioni ed opinioni da parte di tutti, cosa mai successa nella storia, ma non è detto che raggiungano una moltitudine di persone, poichè articoli e files di ogni tipo subiscono il verdetto di motori di ricerca e aggregatori di notizie.
Non c'è un'entità superiore che metta al primo posto gli articoli più pensanti e pesanti, ma una maggioranza che sancisce la supremazia, ad esempio, dei combattenti contro il "regime berlusconiano". Se non parli di Berlusconi, muori. Allora tanto vale lavorare per lui, in Mediaset, al TG1 o al Corriere della Sera e, anzichè morire, fare la bella vita.

Ci può essere libertà d'espressione, ma soprattutto di circolazione delle idee, delle notizie, se Internet è al soldo dei motori di ricerca di proprietà di grandi aziende?
Questi possono mettere al primo posto siti e blog che hanno più visite, anzichè quelli con informazioni più certe, meno faziose, più generali e quindi interessanti, etc.; possono censurare o possono creare e modificare filtri in base al Paese nel quale operano. Non c'è ancora, che io sappia, un motore di ricerca popolare e, anche se esistesse, rischierebbe lo stesso di attuare la censura, siccome ogni Stato, ogni governo, fa pressioni alle aziende delle telecomunicazioni per spiare i cittadini.

I mass-media ultimamente parlano molto di Internet, ma visionando i loro servizi è chiaro come questo strumento venga visto come un fine, come venga sfruttato per meri fini commerciali e privatistici e non come mezzo per lo scambio di vedute personali fra migliaia se non milioni di persone sconosciute che, facendo ciò, possono giungere ad una consapevolezza diversa da quella offerta dal sistema corporativistico dell'informazione che mira tutto nell'accentrare l'attenzione su ciò che nagiva sopra il nostro sistema piramidale e non sul sistema stesso.

Abbiamo dunque sia quotidiani che telegiornali di ogni tipo e specie che, usando i nuovi strumenti atti alla consultazione dei siti web, come i nuovi cellulari della Apple o quello di Google, parlano di informazione, di grandi novità, quando ciò che recepisco non è che un allungamento dei loro tentacoli verso i nostri pensieri, soprattutto quando siamo all'aria aperta, dove solitamente siamo soli coi nostri pensieri.

Il futuro si prospetta cupo: i giornalisti che prima erano intransigenti verso i giovani che ascoltavano musica con l'ausilio degli auricolari, nel mentre che venivano trasportati come buoi dalla casa alla scuola coi mezzi pubblici (ovviamente esaltando sia la scuola che i trasporti, bleah), ora, chissà come mai, diventano promotori di altrettanto alienanti prodotti tecnologici portatili.

Già ora coi cellulari che dobbiamo costantemente tenere accesi, pena l'essere tacciati di bizzarria, è impossibile evadere; nel prossimo futuro quando tutti avremo sempre l'informazione a portata di tasca, sarà impossibile non commentare in ogni luogo, sia ameno che desolante, gli ultimi reati di questo politico o quell'industriale, reati che, in un mondo basato sull'accumulo, sono inevitabili, ma l'importante sarà non mettere mai in dubbio questo nostro mondo "civile" e soprattutto da esportare!

Troppe informazione dunque, e soprattutto da parte dei grandi.
No, Internet non merita il Nobel per la pace, ma il premio come miglior futuro incubo e miglior creatore di zombie.

Link:
Impigliati nella Rete. Paolo Landi

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