Mi duole affermare che non conosco la durata dei lockdown in epoche remote ai tempi della peste.
Potrei dire "Caspita, sono passati centinaia di anni e dobbiamo ancora girare con mascherina o ancora meglio starcene in casa", ma non lo farò.
Vorrei invece concentrarmi sulla tecnologia, anche vintage, che ci consente di scrivere ogni volta che lo desideriamo, su carta e al computer, di far leggere immediatamente ai nostri contatti (e anche a tanti sconosciut) i nostri testi e anche di far sentire la nostra voce e mostrare il nostro volto.
Pensate se avessimo vissuto un anno senza tecnologia, senza poter telefonare ad un amico in un'altra regione o dall'altra parte della città per sentire la sua voce, per capire se sta soffrendo o affrontando bene la chiusura totale o parziale che sia.
Senza tecnologia, nuova e vecchia, saremmo fregati. Pensate ai cani: loro devono assolutamente uscire più volte al giorno non tanto per fare i bisogni, quanto per esplorare zone di città che magari già conoscono a menadito, ma che gli fornisce informazioni sempre nuove su amici e rivali, devono anche vederli questi altri cani, e devono vedere anche altre persone per salutarle o per abbaiarle contro.
I cani non possono stare a casa, perché non possono sfruttare la tecnologia che gli consente di mettersi in contatto col prossimo. Non legge, non scrive, non telefona e neanche ha dei videogiochi per giocare da solo.
Ma anche se noi abbiamo più strumenti, siamo anche noi animali e dobbiamo stare insieme ai nostri simili.
Senza il prossimo siamo fregati. Non possiamo concentrarci soltanto sul lato sanitario come dei pensionati.