Sconcertante il fatto che 'gli uffici del ministero dell'Interno guidati da Minniti, avrebbero dato ordine alla polizia dello Sco di indagare sulle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo, intercettando i giornalisti che si occupavano delle loro missioni. Tutti sospettati di sapere e forse di coprire'. (fonte La Stampa).
Alla faccia dell'umanità del PD, della Sinistra e della loro differenza da Salvini. Il governo di Gentiloni bloccava le navi delle ONG non per via di prove concrete ma solamente a causa di una certa pressione politica.
Anziché indagare sui trafficanti, sulla guardia costiera libica e i torturatori, si occupavano di spiare ONG e giornalisti, in virtù di presunti accordi e business. Come può saltare in mente a gente onesta e raziocinante di optare per una scelta simile?
Ma sono proprio i politici, non certo i giornalisti, che devono rispondere a certe domande, come:
"Chi ha autorizzato l'ingresso in Italia, nelle vesti di ospite del governo dell'epoca, del criminale e trafficante libico Bija nel maggio 2017, con Minniti al Viminale?;
Quanti soldi abbiamo dati in questi ultimi 5 anni alla cosidetta guardia costiera libica per rifornirla di motovedette ed armi per andare a prendere con la violenza i migranti, portandoli in quelle che anche l'UNHCR chiama lager?
Quante armi vendiamo ogni anno alla Libia e perché?
In democrazia a domande simili si può e si deve dare risposta"
C'è poi un ancora più recente ed ottimo articolo de l'Espresso, di cui vi riporto questa breve parte per farvi notare non solo l'insensatezza, ma l'ingiustizia.
"L’assioma timoniere uguale scafista non è sempre una verità assoluta. Lo
sanno bene Mokhattar Ahmad, Abdul Aziz Mustapha, Hassanin Ahmad,
Shahban Ahmad, rimasti in cella 6 mesi dopo un soccorso in mare ad
opera di una nave belga che aveva salvato loro e altri 196 migranti,
trenta dei quali bambini, dal naufragio di un peschereccio. Li avevano
visti armeggiare al motore nel tentativo di riavviarlo. L’avvocato
Antonio Anania è riuscito a dimostrare che, abbandonati dagli scafisti
libici, provavano davvero a salvare i compagni.
Può anche accadere
che i soccorritori norvegesi consegnino le foto degli scafisti e nella
fretta si convochino i sospetti come testimoni e si dia per buona la
loro versione.
Con il risultato di avere altri accusati da mandare a
giudizio. È successo agli egiziani Hassan Aberhman, Joumaa Mhammas,
Mhammad Ahmad e Sabri Karim, finiti davanti ai giudici di Crotone che li
hanno assolti prendendosela con la superficialità dei metodi di
indagine. Scrivono i giudici: «Auspichiamo un aggiornamento dei
protocolli investigativi sin qui eseguiti, un aggiornamento che preveda
l’annotazione puntuale e rigorosa delle operazioni che culminano nella
identificazione dei collaboranti»."