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Ho appena letto un articolo comparso su La Stampa del 12 aprile 2010 riguardante il petrolio e le scelte di Obama.
Questa la mia lettera inviata or ora al giornale torinese:
"L'economista Alberto Bisin, il 12 aprile 2010, sembrava entusiasta della scelta di Obama di perforare l'Atlantico, il Golfo del Messico e l'Alaska per ottenere petrolio fra le "mura di casa", affinchè gli USA siano meno dipendenti dai Paesi arabi. Da buon economista, bada solo al risparmio e non alle questioni politiche e ambientali: Obama, col suo "Change" (?) e col colore della sua pelle, ha evidentemente fregato la maggioranza degli statunitensi, siccome sembra essere solamente la brutta copia di G.W. Bush. Infatti, escludendo la riforma sanitaria, ha aumentato le truppe militari negli scenari di guerra, ha pompato miliardi di dollari nella banche "too big to fail", ha minacciato l'Iran (che non ha mai attaccato nessuno) grazie alle sue bombe nucleari, oltrechè russe ed israeliane, ed ora, alla faccia delle energie rinnovabili da lui sempre menzionate per farsi eleggere, vuole perforare pure l'Alaska che ha un ecosistema fragile, già compromesso da svariati impianti industriali. Consiglierei a Bisin di farsi un viaggio in Alaska con Joel Sartore, fotografo del National Geographic, molto esperto in fatto di Alaska e non solo.."
Obama, semplicemente, è la faccia superficialmente pulita di un sistema marcio che non cambierà mai, che ha puntato tutto su di lui per via del suo colore, affinchè noi bianchi, coi nostri immensi sensi di colpa che ci portiamo dietro da centinaia di anni, lo eleggessimo.
Artisticamente parlando, oltre a Joel Sartore, consiglio di dare un'occhiata anche alle fotografie di Andreas Gursky e soprattutto di Edward Burtinsky che riprende i vasti insediamenti industriali che, noi gente comune, non siamo soliti vedere, perchè lontani dalle nostre città, ma, nonostante il loro gravoso impatto, necessari per le nostre vite moderne e al limite del futurismo.
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