Il mio quesito odierno è:
"E' giusto adattarsi alle convenzioni? O non è forse vero che facendo così si rischia di annulare la propria idea su quella data ricorrenza/manifestazione, dandola vinta alla società che reputiamo per questo motivo oppressiva e totalitaria?"Le persone, giovani e vecchie, lavoratrici e disoccupate, ricche e povere, si uniscono coi saluti delle feste, coi colori delle nazioni (rosso sangue?) come tanti piccoli ed insulsi automi che non avrebbero sfigurato all'epoca del nazismo.
Certo che il paragone è duro, ma si sentono così..duri e soprattutto puri che potrebbero accettare ogni cosa piova dall'alto, ogni cosa che li faccia sentire superiori al resto del mondo e alla natura.
La cosidetta "gente comune", il famoso "uomo medio" fan parte di una massa funzionale al sistema, ovvero una massa il cui unico problema è quello di riempirsi la pancia riempiendo allo stesso tempo quella dei loro datori di lavoro e dello Stato. Le conseguenze, ad esempio dell'opulenza e del consumismo, non gli importano, perchè in una società dedita alla produzione la quantità è sinonimo di qualità.
Questo paragone vale anche nella scuola: più ore di lezione si fanno, meglio è; purtroppo la gente non capisce che un singolo per essere un individuo, per dar forma alla propria individualità, ha bisogno di libertà, di una sana solitudine (o una piccola compagnia scelta solo e soltanto da lui) nella quale studiare ciò che più gli aggrada, solo così la società sarà composta da gente felice di vivere e di viverci, togliendo il posto a tutto il branco di depressi ed incazzati che vediamo negli uffici e nelle code (oltre che all'interno delle famogliole monogamiche).
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