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16 aprile 2020

CORONAVIRUS: quello che i TG non dicono

Ogni giorno vediamo i soliti dati: nuovi contagiati, morti e ogni tanto i guariti. I numeri positivi non vengono evidenziati, chissà perchè.

E ho notato un'altra cosa:

il numero dei morti viene sì localizzato spesso e volentieri, ovvero si fa cenno alla Lombardia o al Piemonte, ecc., però i giornalisti e telegiornalisti non evidenziano che nel Sud Italia i morti sono relativamente pochi e che quindi le istanze del volgo sono legittime e sarebbero da prendere in considerazione, in virtù anche della devastante situazione economica.

Vediamo questi dati relativi al Centro e Sud Italia.

In Umbria sono morte 55 persone e 149 sono in ospedale, di cui 33 in terapia intensiva;

in Abruzzo i morti sono 243, in ospedale troviamo 366 persone, 42 in terapia intensiva;

in Molise sono morte 16 persone, in ospedale ce ne sono soltanto 29 e 4 in ter. int.;

in Campania non ci sono molti morti in più rispetto all'Abruzzo: 286; in ospedale ce ne sono però 694 (76 in ter. int.);

in Basilica i morti sono 22, persone in ospedale 69, di cui solo 9 in ter. int.;

in Puglia record di morti: 299 (ma i lombardi, emiliani, piemontesi e veneti firmerebbero subito per questa cifra), in ospedale 661, di cui 58 in ter. int.;

in Calabia troviamo 72 morti e 166 ospedalizzati, e soltanto 9 in ter. int.;

in Sicilia ci sono stati 187 morti e in ospedale ci sono 573 persone, di cui 48 in ter. intens.;

in Sardegna 85 morti, 133 ospedalizzati di cui 24 in ter. int.

Questo non per sminuire i numeri del Settentrione o la gravità del virus, ma per farvi capire che la situazione per fortuna non è tragica dappertutto allo stesso modo e che, con un minimo di prevenzione (blocchi dei mezzi di trasporto, stop ad eventi e acquisto in quantità industriale di mascherine e guanti) e prudenza nel periodo invernale (cosa che io applico sempre nei miei confronti, evitando di stare in mezzo alla massa, evitando dunque mezzi pubblici, stadi, discoteche, feste, riunioni, ecc.), i numeri avrebbero potuto essere nettamente inferiori.

Un altro dato che io menziono spesso e che in TV non passa mai, sui giornali ogni tanto (ma ci sono più telespettatori che lettori perché siamo degli analfabeti), è quello legato all'età media dei morti e alle patologie pregresse.

Bene, nel 61,6% dei casi, i poveri morti aveva 3 o più patologie pregresse e l'età media è di 79 anni.

Alla radio ho poi sentito che una ricerca internazionale ha posizionato l'Italia al 32° posto su 33, per quanto riguarda la capacità di gestire l'emergenza. Alla faccia del grande modello italiano!

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