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2 gennaio 2021

Senza il prossimo siamo fregati

Mi duole affermare che non conosco la durata dei lockdown in epoche remote ai tempi della peste.

Potrei dire "Caspita, sono passati centinaia di anni e dobbiamo ancora girare con mascherina o ancora meglio starcene in casa", ma non lo farò.

Vorrei invece concentrarmi sulla tecnologia, anche vintage, che ci consente di scrivere ogni volta che lo desideriamo, su carta e al computer, di far leggere immediatamente ai nostri contatti (e anche a tanti sconosciut) i nostri testi e anche di far sentire la nostra voce e mostrare il nostro volto.

Pensate se avessimo vissuto un anno senza tecnologia, senza poter telefonare ad un amico in un'altra regione o dall'altra parte della città per sentire la sua voce, per capire se sta soffrendo o affrontando bene la chiusura totale o parziale che sia.

Senza tecnologia, nuova e vecchia, saremmo fregati. Pensate ai cani: loro devono assolutamente uscire più volte al giorno non tanto per fare i bisogni, quanto per esplorare zone di città che magari già conoscono a menadito, ma che gli fornisce informazioni sempre nuove su amici e rivali, devono anche vederli questi altri cani, e devono vedere anche altre persone per salutarle o per abbaiarle contro.
I cani non possono stare a casa, perché non possono sfruttare la tecnologia che gli consente di mettersi in contatto col prossimo. Non legge, non scrive, non telefona e neanche ha dei videogiochi per giocare da solo. 

Ma anche se noi abbiamo più strumenti, siamo anche noi animali e dobbiamo stare insieme ai nostri simili.

Senza il prossimo siamo fregati. Non possiamo concentrarci soltanto sul lato sanitario come dei pensionati.

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