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27 dicembre 2020

Repubblica dice cavolate sui Social Network

Piccola premessa. A me i social non piacciono e non mi frega nulla difenderli, però non si possono dire cavolate come questa:

Ora i social network come Facebook non sono responsabili dei contenuti, anche perché a differenza di ciò che scrive questo giornalista su Repubblica (il famoso Federico Rampini), non sono i social a diffonderli, bensì gli utenti. 

I social mica possono controllare ogni post, e comunque i loro addetti alla censura ce li hanno eccome.

Come mai Rampini dà ragione a Trump?

Perché lui scrive per un "media tradizonale" che in realtà non ha nulla a che spartire con un social: i primi campano scrivendo articoli e vendendo copie (sia cartacee che digitali) + spazi pubblicitari, mentre i secondi offrono spazi digitali alle persone comuni (che in quanto tali possono scrivere cavolate a titolo personale) e spazi pubblicitari digitali.

I secondi, cioè i social network, non hanno alcun privilegio. Sarebbe come accusare hosting come Aruba e SiteGround dall'esimersi di censurare i contenuti delle persone che hanno acquistato i loro spazi per creare i loro siti. Se i loro siti diffondono cavolate, saranno questi singoli a dover eventualmente pagare multe o altro. Mica gli hosting!

Mah!

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