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6 settembre 2011

Anche le vacche si incazzano


Probabilmente con questo titolo farò il pieno di visitatori (conosco i polli di internette, vedendo quasi quotidianamente i termini di ricerca attraverso i quali la gente arriva qui..), ma non è certo mia intenzione prendere in giro la gente promettendo cose diverse da quelle di cui poi parlerò, infatti con questo titolo non mi riferisco alle vacche che si recano brille ad Arcore, ma a quelle vere, alle mucche che però chiamo vacche avendo saputo che il vero termine con cui ci si rapporta a loro è proprio vacche e non mucche (infatti si dice "vacca da latte", oppure, per offendere, "tua madre è una vacca", mica una mucca).


Negli ultimi mesi ho parlato spesso dei rapporti umani, di come s'è evoluta (involuta) la società umana per colpa dell'intelligenza che ha generato strutture gerarchiche, armi, ecc., facendo un confrontro (limitato) col mondo animale: se è vero che anche fra i primitivi e gli animali ci sono capi, è anche vero che questi sono principalmente dei difensori della propria tribù/comunità, non oppressori, sono figure da seguire per imparare a sopravvivere, mentre i capi delle società moderne sono persone messe lì per tenere in piedi le istituzioni e soprattutto sono lì perchè migliori ma o perchè ricchi o perchè di famiglia importante o perchè la loro intelligenza che definirei informatica, robotizzata non gli fa mai mettere in discussione lo status quo.

Veniamo al dunque: ieri transitando per una strada che collega la città ad un paese attraversando sprazzi di campagna mi sono imbattuto in un gruppo ("ed ecco il gruPPPPone all'inseguimento dei fuggitivi!!!") di vacche al pascolo.
Inizialmente erano serene, intente a mangiare l'erba fendendola coi loro morsi, ma, quando i pezzi più buoni si facevano carenti, ecco che singole vacche aggressive davano dei colpi a quelle più docili per scacciarle e mangiare quello che queste avevano trovato.


Quindi, l'aggressività è sicuramente un'arma naturale atta a farci sopravvivere (se non avessimo una spinta all'agire non vivremmo), ma questa serve soprattutto in un'area ristretta come un pascolo ben limitato o anche in ambienti estesi dove però le risorse sono poche (Savana?).
Molto spesso gli animali diventano aggressivi per forza di cose, perchè ad esempio l'uomo li imprigiona, gli restringe e modifica l'habitat, ma soprattutto è fondamentale capire che gli animali si ammazzano solo per nutrirsi, non certo per sopraffare il prossimo perchè godono nel vederlo soffrire, no, solo per la sopravvivenza!
La loro limitata intelligenza non li porta a procurare dolore al prossimo per schiavizzarlo, e questo è un grande punto a favore dell'ignoranza!

Nessuna costruzione di armi che inutilmente feriscono a morte o uccidono direttamente decine di persone sventrandoli e facendoli in mille pezzi.
A mille pezzi magari gli animali riducono i loro simili, ma solo mentre li mangiano e comunque questa è opera solo degli animali carnivori, quando di erbivori ce ne sono moltissimi.


Il problema di fondo di questo post è questo:
se gli animali, come le vacche, fossero intelligenti come noi umani, che succederebbe?

Aumenterebbe il loro odio verso i loro simili che trovano erba migliore inventando tecniche per imprigionarli e per farli lavorare mandandoli alla ricerca dell'erba migliore al posto loro (inventando quindi la schiavitù o il lavoro dipendente)? Sterminerebbero sia questi loro vicini rivali o anche chi è ancora più innocente, solo perchè possibile futuro rivale, o magari, come appena menzionato, li farebbero crescere in una situazione di soggezione totale tramite magari un'educazione in cui la struttura gerarchica è intoccabile?


Una verità c'è: gli animali in libertà sono liberi di spostarsi dove meglio credono, di vivere all'interno di un gruppo se ben accolti o di vivere da soli, mentre gli umani non sono liberi di girare il mondo e, anche negli spazi in cui è per loro possibile spostarsi liberamente, non possono procacciarsi il cibo da nomadi raccoglitori perchè gran parte della terra e delle piante è privatizzata.
Inoltre noi umani pensiamo e parliamo e tramite queste due nostre facoltà possiamo agire di conseguenze o rendere partecipi gli altri delle nostre intenzioni, ma ciò non ci è sempre possibile: infatti se veniamo educati per lunghi anni nelle scuole, nelle chiese e nelle caserme, dovremmo pensare cosa i vari capi di turno vogliono che pensiamo.


Nella gerarchia non c'è libertà, nel nomadismo, nell'anarchia sì!

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