Ecco cosa dice l'esimio Cottarelli in un recente articolo pubblicato su La Stampa:
La priorità è la spesa sanitaria: servono più medici e infermieri e maggiori stanziamenti per prodotti sanitari.
Un aumento della spesa strutturale può essere giustificato perché negli ultimi anni la nostra spesa sanitaria è scesa in modo consistente rispetto alla dimensione dell'economia: 6,5%, 3 punti in meno rispetto alla Germania e alla Francia.
Fuori dalla sanità, occorre puntare a interventi di sostegno all'economia che siano di natura temporanea, che servano a superare l'emergenza, ma che non aumentino in modo permanente il nostro deficit pubblico.
La durata dell'intervento dipenderà da quanto prolungata sarà la crisi.
Sarebbe sbagliato approfittare di questa crisi per interventi che creano deficit strutturali, come un taglio permanente delle tasse o un abbassamento permanente dell'età di pensionamento.
La caratteristica degli interventi deve essere la flessibilità.
Ci rientrano gli interventi atti ad evitare un attacco cardiaco alle nostre imprese dovuto a mancanza di liquidità, inclusa una possibile riduzione (non un semplice posticipo) di versamenti di tasse e contributi.
Al di fuori della finanza pubblica, evitare che le imprese debbano rimborsare troppo rapidamente prestiti ricevuti da istituti finanziari.
La seconda caratteristica deve essere quella di massimizzare l'impatto sulla domanda di beni e servizi.
Una crisi partita da uno shock di offerta (produzione spezzata per la chiusura degli impianti) causa di solito anche un crollo della domanda.
In una situazione di forte incertezza, mettere soldi in tasca alle persone potrebbe non avere un grande effetto sulla domanda perché le maggiori risorse disponibili potrebbero essere risparmiate e non spese.
Potrebbe avere maggiore effetto un aumento temporaneo della spesa pubblica da parte della pubblica amministrazione.
Ma quale spesa?
Il primo candidato è la spesa per investimenti pubblici, per 2 motivi:
1 - abbiamo carenza di infrastrutture;
2 - le stime disponibili ci dicono che l'impatto della spesa per investimenti sulla domanda è piuttosto forte.
Ma c'è un problema: l'intervento deve essere rapido, mentre l'Italia è famosa per essere lenta negli investimenti pubblici. Bisogna approfittare di questa occasione per allentare i vincoli burocratici all'investimento pubblico, a partire da quelli che riguardano i cantieri bloccati.
Conclude parlando della provenienza dei 25 miliardi. Lui suggerisce tramite eurobond e non dall'emissione di debito italiano, già molto alto.
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