Sto giust'appunto leggendo un bellissimo articolo del gennaio 2011 uscito su La Repubblica (sì, mi piace accumulare vecchi quotidiani, perché certi approfondimenti in quanto tali non si basano solo sul quotidiano!) intitolato "L'uguaglianza nutre l'anima" che si basa su uno studio pubblicato in un libro intitolato per l'Italia "La misura dell'anima", quando invece negli U.S.A. prende il nome di "The spirit level", cioè, qua per attirare la gente credulona (anche se non si tratta di religione) si è usato il termine anima - cosa che non esiste!!! - mentre in America ecco la parola SPIRITO con la quale si possono intendere due cose: o una cosa tipo l'anima o una cosa il carattere della società in una certa epoca (almeno, io la vedo così!).
Bene, che dice?
Dice che praticamente, più cresce il divario economico fra RICCHI e POVERI, come ad esempio in Stati quali Mississipi e Louisiana, più aumenta lo stress, il peso, la depressione, il consumo di droghe di vario tipo, problemi cardiopatici, ecc., fra chi sta nella parte bassa della piramide gerarchica.
Infatti, fanno notare i due studiosi/autori (Richard Wilkinson e Kate Pickett), questi problemi sono presenti in misura minore in Stati quali il Minnesota e l'Hampshire, o in Europa in Olanda, nonostante la droga circoli libera.
Come mai questi problemi?
Semplice: l'essere umano è un animale sociale, cioè vuol dire che si deve rapportare anche solo indirettamente col resto prima della propria comunità e poi con la società in generale, per cui quando delle persone si trovano all'ultimo gradino della scala gerarchica, quando sanno che non possono salire questa scala, quando la loro situazione diventa sempre più drammatica e non ci sono spiragli di cambiamento, di migliorie, ecco che mente e corpo ne risentono enormemente, perché si va in depressione e si perde ogni energia per fare qualcosa perché tutto sembra vano.
Purtroppo in ITALIA la situazione non è delle più rosee nonostante il welfare state e il bonus da €80 per lavoratore e cassaintegrato, infatti il DIVARIO sta AUMENTANDO, si pensi infatti che le 10 famiglie più ricche d'Italia hanno un patrimonio pari a quello di 500.000 famiglie composte da uno o più membri che lavorano in fabbrica come operaio.
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