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17 gennaio 2011

Schiavismo e servilismo. Il lavoro è nazismo.


La questione del nuovo contratto Fiat, di cui ho già parlato, mi ha portato a riflettere e a fare ricerche su cosa significa lavorare ai giorni nostri.


Schiavitù e servilismo è, seppur stranamente per molti che strabuzzeranno gli occhi, la realtà degli umani occidentali da ben 200 anni, nonostante il fatto che pensino di essere liberi, ma sappiamo bene quanto la propaganda politica ed economica influenzi non solo le nostre scelte ma anche i nostri pensieri e sentimenti.
Tutto iniziò presumibilmente con la famosa "Rivoluzione Iindustriale" nata in Inghilterra (Regno Unito, la patria del colonialismo, virus che accomunava però molte altre nazioni, tenetelo ben in mente) tramite la quale si fece più lampante il desiderio di assoggettare ancora più marcatamente la natura (in nome della nostra cultura, ovviamente), di annullarla anzi.
La nostra cultura, che tanto rispettiamo, consideriamo, amiamo, è ciò che ci ha portato ad una vita infelice, proprio quando la propaganda, anche quella letteraria e scientifica, tesseva le lodi del progresso, di un futuro luminoso (le famose "magnifiche sorti e progressive"), perchè era necessario convincere il popolo ad assoggettarsi a sua volta.

Natura conquistata, distrutta, popoli costretti a convivere con questo ambiente modificato, costretti a lavorare per sempre in miniere o in piantagioni lontano dalle loro terre (dall'Africa ai tanto democratici U.S.A., ad esempio).
Tutto ciò per far vivere nella comodità assoluta una manciata di uomini bianchi, ma soprattutto per incrementare il loro patrimonio. Uomini bianchi che non hanno mai dovuto faticare più di tanto, a dispetto dei loro operai/servi/schiavi/ominidi di razza inferiore, senza i quali il loro lusso però cesserebbe di esistere.

Patrimonio e profitto sono due parole che si ripetono costantemente, che non scompaiono mai e sono le uniche ragioni (fatte di numeri) che stanno a cuore agli imprenditori. La loro vita è dettata dai numeri relativi a queste due cose e per sentirsi appagati devono crescere e per crescere c'è bisogno che la produzione venga spinta ai massimi livelli (pubblicizzando alla massa l'indispensabilità dei loro prodotti) avendo a disposizione un numeroso gruppo di operai che coi turni possa lavorare tutto il giorno (dì e notte, notte e dì).

Quando pensate ai lager nazisti cosa vi viene in mente?
A me un'enorme massa di schiavi prestata all'industria pesante tedesca
.
Bene, bisogna quindi avere in mente i lager quando pensiamo alle nostre industrie, perchè i lager sono l'ideale a cui non può non puntare un buon imprenditore/industriale che finalmente non se la deve vedere con degli esseri umani come lui, ma con pezzi di carne e ossa, dei pelouches, dei robots che si muovono per produrre indefessamente. Esserini inferiori ben ammaestrati (non importa come, non importa se con la paura, col rischio di morire, con la finta promessa di un pasto dopo un giorno che poi diventa una settimana e poi un mese, tanto se uno crepa c'è subito un altro schiavo preso da un altro ghetto) al rispetto di ogni cosa: orari, mansioni, divieto di protesta, divieto di assenteismo nonostante problemi di salute, infortuni, e divieto anche di andare in bagno, oltre al rispetto per il capo che deve poter continuare i suoi luminosi/loschi affari nonostante i morti nella sua fabbrica (ai giorni nostri si pensi alle merde assassine della Thyssen Krupp, dell'Eternit, della Saras), proprio come se si fosse in un lager dove morto uno se ne prende un altro, perchè lo scopo, oltre a quello del profitto sempre più alto, è la distruzione dell'umanità sfruttandola senza pietà, affinchè si sia sicuri che nessuno possa fare a meno del lavoro "gentilmente offerto" dagli industriali.

Dopo secoli (almeno uno e mezzo) di schiavismo totale, nei quali anche i bambini erano costretti a lavorare fra le presse, son comparsi i diritti dei lavoratori, forse quando la massa di operai era così grande da non poter non trovare una comune e potente voce.
Questi diritti
, gli statuti, i contratti, i salari, le pensioni hanno migliorato la vita di milioni di persone, ma dal mio punto di vista vanno disprezzati, perchè non hanno portato ad un rifiuto totale, ad una rivoluzione quindi, ma all'accettare questa inumana, innaturale, condizione lavorativa in fabbrica e in miniera. Non si è cercato di tornare indietro nel tempo, anche perchè una volta scoperta una cosa non la si può purtroppo cancellare dalla mente (sarà quindi sempre riproponibile anche una volta che è stata eliminata materialmente).
Ciò è chiaro pensando alla Fiat: il nuovo contratto satanico porta però a pensare alla vita in fabbrica che già prima di questo contratto/ricatto era satanica, infatti gli operai iniziano a lavorare molto presto di mattina (oltrechè di notte) per 10 ore, svolgendo sempre le stesse faticose mansioni, ricevendo in cambio un salario che li faccia sentire appena in vita in questa società dei consumi che li ha strappati dalle loro terre illudendoli di un futuro migliore, luminoso, ricco di successi (?).

Se gli imprenditori vogliono eliminare qualche piccola conquista contrattuale da parte degli operai è perchè, come ho già detto, il loro ideale massimo è il lager nazista, è perchè loro non pensano di avere a che fare con degli esseri umani, ma con altri tipi di esseri non ancora analizzati dalla scienza, forse pensano che provengano da una specie di Blob che all'alba li sputa fuori per spedirli nell'unico luogo che possano desiderare nella loro non-vita.
Molti operai della Fiat erano contrari a questo contratto (che deriverebbe dal verbo "contrattare"), ma, tralasciando il risultato invece favorevole, si è notato come nessuno fosse contro la fabbrica, odiasse la fabbrica, anzi, la vedevano e la vedono come loro unica ragione di vita, come cosa che tramite il lavoro schiavista li tiene in vita.
Nessuno di loro ha pensato di mollare finalmente tutto per andare a zappare e produrre qualcosa di buono e necessario (frutta e verdura che ora vengono coltivate e raccolte per pochi cent dagli extracomunitari, altro che quelle schifose e assassine automobili), ma semplicemente volevano il ripristino di certi diritti, come quello di avere 3 pause anzichè 2, di mangiare a metà turno e non alla fine, che non sono altro che banalità se viste nel contesto generale della mia accusa al mondo del lavoro.

Si è notato quindi del servilismo, un tipo di servilismo che compare dopo alcuni anni passati da schiavo.
Inizialmente lo schiavo cerca di ribellarsi, ma quando vede aumentare i propri "diritti" e capisce che può con questi mantenersi in vita, preferisce vivere così che rischiare la vita scappando, anche perchè in questo modo un lavoro e quindi del cibo saranno "sempre" disponibili (del "sempre", però, non ne sarei così sicuro, infatti il capo può sempre trovare degli schiavi più disperati da sfruttare meglio).

"
La passione reale del ventesimo secolo è la servitù" (Albert Camus)

Link:
"Abolition of work" Bob Black

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Dici che sono tanti piccoli Fantozzi?
IL ragionamento è compliato, di certo hanno passato la vita in fabbrica e non vedono l'ora di andare in pensione mentre con un buon lavoro uno dovrebbe pensare di andare in pensione il più tardi possibile. Queste persone non si divertono e non si sentono realizzati. Non credo che esista un bambino che si immagini operaio da adulto. Tuttavia credo che nelle fabbriche avremo entro 2 o 3 decenni dei cyborg e il problema del lavoro manuale scomparirà (magari per annidarsi in altri settori)

Danx ha detto...

Ma il problema non è il lavoro manuale che essendo manuale è quanto di più umano e naturale possa esserci, d'altronde significa usare le mani..

Il problema è compiere le stesse azioni ogni giorno per 40 anni di fila!

Un contadino d'inverno non lavora o lavoro poco, con l'industrializzazione si lavora anche quando ci sono le alluvioni, tempeste di neve e si è costretti ad abitare in osceni quartieri dormitorio, perchè accanto al posto di lavoro che regola la ns vita, mentre in campagna anche se non sei tu a sceglierti il paese dove nascere, vivere e lavorare, almeno sei in un posto vivibile simile ad altri posti vivibili di campagna.

Anonimo ha detto...

Il concetto di posto vivibile è un po' troppo generale al giorno d'oggi. Piacenza, Siena e Trento sono vivibili ma son pur sempre città

Danx ha detto...

Appunto, sono città e in città si lavora in fabbrica o in ufficio regalando ai miliardari i nostri anni migliori.
Meglio ZAPPARE!!!!!!!!!