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11 marzo 2011

Cacciari nella turris eburnea

A volte, quando filosofeggio fra me e me, o fra me e ciò che leggo in certi libri prolissi, provo ribrezzo verso i piccoli problemi quotidiani, perchè la nostra società non cambierebbe, non se ne creerebbe una fra quelle che magari abbiamo distrutto, e perchè risolto un problemino se ne presenterà subito dopo un altro.
La gente si ingegna nel trovare soluzioni per piccoli problemi, come gli amministratori di condominio.

La gente, nel caso dei condomini, pensa che il problema risieda nell'ascensore rotto, nel vandalo che rovina le porte o nei tubi rotti, non nel fatto che è costretta a vivere in quei palazzoni, perchè chi non è ricco non può scegliere dove andare ad abitare, ma deve accettare un quartiere cresciuto appositamente per lui e quelli come lui.
Siamo anche dei "sem terra", per mangiare infatti non possiamo coltivare un orto, non siamo liberi da vincoli, regole, burocrazie, convenzioni, ecc., ma dobbiamo stare dentro asfissianti città e fare ogni giorno lo stesso tragitto e lavoro come delle macchine, ovviamente al chiuso, in luoghi artificiali.


Tutti vogliono che tutto fili liscio nel loro orticello, nella loro piccola e patetica proprietà privata da difendere magari anche con i mitra e bombe a mano, ma se così fosse ci sarebbe solo noia (e nella pr.privata tanta solitudine che tanti nuovi oggetti non placherebbero), infatti è proprio quando ci sono dei problemi sia dentro che fuori casa che gli esseri umani si sentono vivi, vuoi perchè fanno qualcosa di nuovo o vuoi perchè semplicemente fanno, e il trucco per non cadere nella depressione è proprio il fare. Anche se non serve, anche se non risolverà i problemi psichici, esistenziali, relazionali, l'importante è fare, fare come distrazione, fare come droga che non risolve ma allevia.

Cacciari, lo saprete tutti benissimo, è un filosofo divenuto politico del centro-sinistra e sindaco di Venezia e in questi giorni ha fatto notizia una sua frase dedicata ai cittadini, non solo veneziani, in cui li accusa di essere dei rompiicsicsics, perchè incapaci di risolvere da sè i loro problemi quotidiani, infatti si rivolgono sempre al Comune per ogni tipo di evenienza.
Fare il sindaco significa dover dialogare coi cittadini, anche per il semplice fatto che ti hanno votato..e ciò ti consente di fare una vita agiata. Sicuramente è una rottura dover pensare a banalità quotidiane, ma nessuno obbliga nessuno a fare il sindaco! Fare il sindaco significa tentare di migliorare la propria città, anche iniziando dalle piccole cose che possono fare felici tante povere persone di periferia.

Il problema è che un filosofo, in genere, si lamenta di questa società sognandone un'altra, mentre la gente è ben felice di sguazzare in questa e semplicemente vuole poter camminare sul marciapiede in tutta sicurezza, non gli importa se il nostro stile di vita è nocivo per il mondo e per miliardi di altri esseri umani, a lui gli importa solo, come dicevo prima, del proprio orticello.

Mi ha fatto sorridere "l'uscita" di Cacciari, perchè fu proprio lui a scrivere un libro dedicato alla città nella storia dell'umanità. Il titolo è "La città" e si parte Dalla polis greca per arrivare all'odierna post-metropoli.
Forse Cacciari è così progressista che pensa che nelle megalopoli tutto scorra senza problemi grazie alle automazioni? Pensa che la presenza di grattacieli implichi un diffuso benessere economico? Forse pensa che non ci saranno più violenze, piccoli odi ed invidie ed incidenti? Io non so se lui sia contento della creazione delle megalopoli, ma nel caso sognasse un'altra città dove abitare, non avrebbe dovuto fare il sindaco. Io, intanto, me ne guardo bene dal farlo!

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