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12 dicembre 2009

Andate a lavorare

"Andate a lavorare!"

Nessun grido fu (è) più intento di questo nello spingere gli altri all'omologazione.

Omologazione dettata dall'ingresso nel mondo del lavoro o peggio nel mercato, dove le persone, tramite i contratti precarizzanti, vengono prese e spostate di azienda in azienda, come dal furgone alla bancherella e ritorno, sempre in nuovi posti. C'è una situazione lavorativa (considerando le ore spese per il lavoro in una singola giornata, è possibile parlare di "situazione esistenziale") omologata, per di più verso il basso; situazione decisa a tavolino dall'alto, anche oltre i vertici governativi nazionali (si veda alla voce "liberismo globale").
Non tutti però, nonostante questa negativa situazione sia improntata ad una sua maggiore estensione, possono giovarsi del lavoro e dell'omologazione rassicurante che comporta e consegue. Infatti, se la produzione come la popolazione è di molto aumentata negli ultimi 30 anni, così non è per il numero dei posti di lavoro. Una fetta di popolazione, in costante crescita, è costretta a vivere senza lavoro. Urgono politiche indirizzate verso il diritto alla vita di chi non può lavorare!

Il grido "Andate a lavorare" rivolto ad esempio ai punkabbestia non serve a niente, non è di aiuto (perchè non sono certi questi borghesi accusatori a trovarglielo, cosa che dovrebbero fare, siccome è a loro che dà fastidio l'ozio altrui), nè intelligente, siccome si ignora la situazione mondiale del lavoro.
E' semplicemente uno sfogo verso i non omologati.

All'interno dei luoghi di lavoro è richiesta un'altra omologazione, riguardante l'aspetto esteriore (vestiti compreso il loro colore, barba sì - barba no, taglio dei capelli, ecc.) e ciò toglie di fatto agli squatter e a disoccupati vari, ogni possibilità di inserimento, soprattutto se questi si vestono in modo da rappresentare in pieno il loro libero pensiero.
L'abbigliarsi seguendo ordini altrui, significa rispettare una delle svariate regole del vivere in società, ovvero annullarsi in nome delle convenzioni sociali (per le quali le opinioni del singolo non contano), ma la società, essendo un'artificio dell'essere umano, può avere punti sbagliati, può essere totalmente esecrata dai membri di altre società considerate, da quella dominante, inferiori poichè non produttive, nè opulente e con credi diversi o nulli.

Perchè, per alcuni, la nostra società è criticabile e rifiutabile (questa domanda nessuno se la pone, perchè si pensa che, costituendola in tanti, non abbia alcun difetto)?
Perchè è prevalentemente egoista.

Infatti, si va a lavorare solamente per trarne un guadagno economico per sè e al massimo per i familiari più prossimi (senza badare alle conseguenze di quel dato lavoro, che possono colpire gli altri membri della stessa società, se non addirittura il mondo intero), e l'ingresso nel mondo del lavoro ne rende impossibile una fuoriuscita, anche quando l'orario di lavoro è terminato. Chi produce o vende merci, è invogliato col guadagno ottenuto, a fine giornata, a comprare altra merce, poichè questa rappresenta il frutto del proprio lavoro ed è ciò che dà un senso alla vita.
Terminato il lavoro, il lavoratore tornato individuo, ricade nell'omologazione. Infatti, per scongiurare la solitudine a cui non è abituato, deve imbattersi nei luoghi dove la massa si ritrova e dove, con scatti automatici delle braccia, o esulta per una finta sensazione di allegria, leggerezza, amore, senso di libertà, o acquista ogni cosa gli venga proposta in "offerta" e come assolutamente indispensabile per il comfort, per la pulizia o per avere più tempo libero, ecc.
I membri del tipo di società attualmente predominante (e forse in eterno, siccome non devono pensare, non devono giudicare, ma solo, se va bene, scegliere) sono in competizione fra di loro, anche terminato l'orario di lavoro, poichè devono dimostrare, con la merce acquistata, il loro successo lavorativo. Anche chi non ha sintomi da competizione, però è destinato ad accumulare roba e a sprecare tempo nei templi della merce, ed è anche per questo motivo che lo stile di vita della società è opinabile. "Che senso ha usare la maggior parte del tempo, per comprare prodotti o che già si hanno ma leggermente migliori, avendo in realtà la stessa cosa (si pensi alle tv, ai cellulari, alle automobili) facendo così per tutta la vita, e soprattutto spingere anche gli altri ed i bambini plagiabili, verso questo tipo di non-vita?", si potrebbe chiedere qualsiasi alternativo.

Ma perchè si invita il prossimo ad andare a lavorare?
Per invogliarlo a togliersi da una brutta situazione di povertà? No, probabilmente anche in questo frangente i membri della società predominante badano ai loro stretti interessi: se in apparenza può sembrare un invito atto al bene comune (per via dei servizi statali realizzati grazie alle imposte), in realtà si punta alla realizzazione di un ben determinato piano, ovvero il poter vendere ad un numero sempre maggiore di persone i propri prodotti (e quindi guadagnare di più) ed eliminare dalla propria vista chi non condivide le regole e gli interessi comuni (ma privati), anche perchè, essendo diversi, non hanno comportamenti prevedibili quanto quelli dell'homo consumens.

Triste è la società che si chiude a riccio, compresi i suoi giornali che non danno mai la parola ai diversi (se non quando questi possono provocare pietà, e quindi far sì che l'umanità dei membri della società possa sfogarsi, innocuamente, verso gli altri così lontani, e mai verso i propri simili e verso di sè, con tutte le cose da cambiare, cose che però così come sono fan comodo al sistema), che invece dovrebbe ascoltare tutti, per considerarsi civile. Le varie società dovrebbero autoanalizzarsi, e non scontrarsi pensando che le proprie idee debbano prevalere, pensando che non possa esistere una coabitazione. Probabilmente questa è impossibile nelle città, perchè l'unione così ravvicinate fra le persone dettata dai palazzoni, fa sì che pochi siano stimolati nel pensare, nel cambiare, per non incorrere in una forzata solitudine.

Le due società, quella consumista e quella contro, ciò e a favore dell'ambiente e della vita a contatto con la natura (ad esempio), dovrebbero unirsi perchè, mentre la prima è intenta nel produrre, la seconda pensa ai problemi, a come risolversi e ad un futuro che sia davvero futuro, ovvero una novità, una migliore novità.

Come già detto, il mondo del lavoro non può accogliere tutti, per questo si è in attesa di qualche saggio uomo politico che provveda a fornire a tutti gli inetti un tetto ed un reddito minimo garantito, grazie al quale rendere attivi i disoccupati in ambiti trascurati dallo Stato, come gli aiuti agli anziani, disabili, agli animali, alla natura, ecc. Nè l'assegno di disoccupazione, nè il volontariato possono essere usati come soluzione, siccome il primo vale fino a che non si riceve un'offerta di lavoro di qualsiasi tipo, che quindi può andare contro il desiderio del singolo di farsi strada in un ben determinato settore, e siccome il secondo dura solo pochi mesi, mentre il r.m.g. garantirebbe entrate sicure in eterno, in modo che il singolo possa eventualmente occuparsi del bene comune, oltre che della propria vita. In questo modo, tutti potrebbe essere intenti nel fare qualcosa di utile, anche in quei settori, appunto, tralasciati dallo Stato perchè non profittevoli.

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