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10 maggio 2019

Non capisco l'astio verso Roberto Vecchioni

Come si fa a disprezzare il testo e la musica della canzone che Roberto Vecchioni ha dedicato a Giulio Regeni?

Non si può certo accusare il cantautore milanese di essere uno squalo, un lucratore su tragedie altrui.

Questo per diversi motivi:

1 - non fa parte della sua storia agire in quel modo
2 - non sarà certo una hit estiva o una canzone che passerà alla storia
3 - non l'ha scritta nel 2016, ma 3 anni dopo l'omicidio.

Si tratta di una canzone semplice, piuttosto intimista, delicata. Del ragazzo viene nominato solo il nome, non il cognome. Si parla di Africa, non di Egitto, proprio per evitare facili accostamenti.

Secondo me è una canzone sentita, scritta col cuore, che può essere dedicata a tutte le mamme del mondo che sognano un fantastico futuro per i loro bambini.

Canzoni simili esistono da sempre, perché gli artisti vengono toccati nel profondo dalle più diverse tragedie e ingiustizie e hanno la qualità per creare bei versi, a volte memorabili, in modo tale da farci ricordare di queste cose, ogni volta ascoltiamo le loro canzoni.

Penso a Coppi di Gino Paoli (scritto quando il ciclista era già morto), a Titanic di De Gregori, a piazza Alimonda di Guccini (sul disastroso G8 di Genova del 2001), a Dolcenera di De André (sull'alluvione di Genova del 1970), ecc.

Un conto se Vecchioni avesse sbandierato sull'Everest la creazione di questa canzone con di fianco il codice QR per farcela scaricare su iTunes, ma così non è stato.


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