Luigi La Spina, giornalista de La Stampa, ha compiuto un'analisi delle azioni intraprese da Cirio % Co. contro il nuovo coronavirus.
La giunta regionale piemontese viene critica perché "ha pervicacemente imitato la ricetta di quella lombarda. Peccato che la presunta prima della classe abbia sbagliato il compito, così ai danni si è aggiunta la beffa, perchè i colleghi veneti, del medesimo schieramento di centro-destra, hanno scelto la strada giusta, e i risultati si vedono".
"Il confronto con il Veneto, l'Emilia-Romagna e la Toscana è assai amaro e basta un dato a segnalarlo: i guariti sono meno die morti e la curva dei contagiati scende in modo molto meno sensibile di qualle delle altre regioni italiane".
Questa parte è molto importante:
"Invece di puntare sulle cure preventive territoriali, il Piemonte ha limitato i tamponi ai casi già piuttosto gravi (e l'assenza dei tamponi nelle residenze per gli anziani), intasando gli ospedali e mettendo a rischio medici, infermieri e personale sanitario, data la scarsità di protezioni individuali".
Al termine del suo articolo, scrive che il Piemonte sta pensando già a ridurre i reparti di cura per il Covid. Ma se si teme una seconda ondata di contagi, perché diminuire i posti in terapia intensiva?
In un altro articolo, leggo che i medici piemontesi sono convinti che le morti nelle case di riposo potevano essere evitate "con una strategia preventiva che non è mai stata attuata ed è in cima alla lista delle falle nella gestione dell'epidemia in Piemonte".
Anche se la Regione risponde affermando di aver distribuito le mascherine e di essersi attivata per soccorrere le varie strutture, "i dispositivi sono arrivati soltanto ad aprile e i tamponi sui casi sospetti sono stati eseguiti in ritardo".
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