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3 settembre 2009

Input

Voglio parlare brevemente del titolo che scelsi a dicembre 2008 per questo mio blog.

Italia senza valori: non è l'assenza dei valori religiosi di cui sento la mancanza, anche perchè vengono, a parole, già elargiti a profusione, ma di quei valori costituiti da ricerca di informazioni, di spirito critico, di volontà di cambiamento, di giustizia uguale per tutti, di poveri che possono diventare ricchi e che possono scegliere del loro futuro, magari entrando in politica (ma è una casta, come il mondo industriale).

Non vedo italiani che collaborino per migliorare anche solo il loro orticello, tanto è vero che sappiamo, noi italiani, solo fare rumore e accingerci a compiere azioni scelte dall'alto: tv, calcio, tifo, auto, supermercati, monnezza sotto casa, monnezza ai giardini e nei parchi. Le cose belle vengono tralasciate poichè viste per alieni, alienati, asociali, vecchi. Penso a mezzi meno inquinanti e penso ai libri. Penso alla voglia di dire la propria, anche pesantemente e di lasciare un proprio segno, che sia compiuto attraverso la voce o la mano per scrivere o per disegnare. Viviamo in un'Italia che non è più un Paese a sè stante, invidiato dal resto del mondo, siamo solo un branco di consumatori immersi in un paesaggio creato per il consumo. Ciò che vediamo intorno ai nostri palazzi è ciò che siamo. Cosa lasceremo per il futuro?

Noi italiani non siamo più persone, siamo cose, perchè le cose di per sè non rovinano l'ambiente, tranne quando noi prendiamo e lasciamo dove capita. Lì, nel "dove capita", siamo noi ed è dentro quelle auto che sfrecciano fregandosene di semafori e strisce perchè, pur avendo un motore, non possiamo rallentare neanche un secondo, siccome dall'asettico ufficio dobbiamo attraversare le lingue d'asfalto della città per recarci in un altro luogo artificiale dove comportarci come altri vogliono, come sempre, per non dar fastidio. Conformismo. Zitti, non aprire mai bocca per osare mettere in dubbio lo status quo, ma sempre subire, come tutti gli altri milioni e miliardi di persone han sempre fatto, ogni imposizione. Non riusciamo a vivere in un sogno, ma sempre in una stritolante realtà.

Italiani, fate qualcosa di personale, e con ciò non intendo di personalizzare la vostra auto, no, quella è solo apparenza e voglia di apparire senza cambiare niente. Infatti, vantandovi di ciò, penserete solo ai vostri status-symbol tamarro-maccheronici. Non cambierà niente nelle periferie utilitaristiche, dove pur nella povertà badate al vostro portafoglio.
Mi scuso per essere passato dal noi al voi, ma io non mi sento italiano, mi sento più leggero e meno materialista,
non voglio sentirmi legato a cose che ostacolino il mio cammino, che mi rendano una cosa.

Ho letto questa frase di Indro Montanelli, questa frase può dire il senso di questo blog:
« L'Italia è finita. O forse, nata su dei plebisciti-burletta come quelli del 1860-'61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere. Per me, non è più la Patria. È soltanto il rimpianto di una Patria. »
Già, un gran bel rimpianto. Rimpianto di una Patria di eroi che si battono per la libertà, libertà anche contro i nostri cammini ogni giorno uguali che non ci condurranno mai alla felicità; di una Patria di artisti che migliorano le nostre città ed i nostri animi facendoci respirare un'aria collettiva di unione e sognare gesta eroiche, salvifiche; una Patria, dunque, dove il giusto e il bello ci circondano. Dove non esistono cartelloni pubblicitari, dove i politici, dopo aver intascato o detto una bugia, devono scappare perchè il popolo è vigile.
Invece, siamo tutti divisi, divisi da tante perline di cacca.
Scusate.

2 commenti:

sommobuta ha detto...

Assuefatto da oltre 20 e più anni di idiozie televisive targate Mediaset, e da 15 anni di Berlusconismo totale, il popolo italiano non è più nemmeno "una cosa"...E' direttamente (e solamente) un target televisivo da rimbambire e rincitrullire!

Povera Patria!

Danx ha detto...

Siamo solo degli acquirenti.
Grazie del commento.