Negli ultimi 10 anni il precariato è diventato una forma di contratto di lavoro molto diffusa fra i giovani, ma anche fra i 50enni che, perso un saldo posto di lavoro, rientrano per uscirne subito, adattandosi a svolgere lavoretti anche per poche settimane di fila.
I giovani vedono il precariato come una forma di sfruttamento (giustamente, soprattutto quando il contratto con una data azienda viene di volta in volta rinnovato, al posto di uno a tempo indeterminato), questo perchè, oltre a pensare a tutti i benefici che ne traggono le aziende, vogliono avere lo stile di vita ottenuto (o subìto?) dai loro genitori.
Stile di vita composto da stipendi sicuri, ed a volte corposi, e da ingenti consumi, attraverso i quali mostrare il proprio successo lavorativo.
Pensando alla vita in questa maniera, i giovani sbagliano.
Tolte molte ore di lavoro, tolti quindi svariati soldi per i consumi, restano ore da vivere, e non mi sembra una poca cosa.
Se prima le persone adulte risultavano imprigionate in un meccanismo che, pur non facendoli morire di fame, gli toglieva personalità e ore di vita allo "stato brado" per incrementare il PIL nazionale, ora lo sono e lo sarebbero soltanto più parzialmente.
Bambino che gioca in una nuova casa in una zona "selvaggia".
Fotografia di Gary Winogrand
Fotografia di Gary Winogrand
Si è portati a pensare che l'unico sistema, l'unico tipo di società, sia quello in cui si è nati e cresciuti, magari modificandolo di volta in volta, ma sempre pacatamente, senza mai rinnegarlo.
Il precariato e la diminuzione di denaro nei portafogli e nei conti corrente, sono invece un'opportunità che dovrebbero spingere i giovani a pensare ad un nuovo stile di vita.
I giovani si lamentano della mancanza di denaro, perchè sono abituati a dover acquistare di tutto e di più: l'acqua imbottigliata nella plastica (con altra plastica sopra che avvolge 6 bottiglie), verdura anch'essa imbustata nella plastica, apparecchi tecnologici grandi e piccoli da cambiare ogni 6 mesi, ogni anno per piccole migliorie spacciate per grandi rivoluzioni da spot e riviste specializzate (che vivono grazie ai soldi ricevuti per le recensioni pilotate), automobili "ecologiche" (la loro produzione lo è?), ecc.
Questo stile di vita incrementa il PIL tanto amato dal sistema, sistema creato dalle grandissime aziende che vogliono farci spendere denaro per ogni cosa, e nessuno afferma mai (tranne esperti della decrescita su riviste ambientali) che in questo conteggio rientrino anche la benzina sprecata nelle code, le auto da riparare dopo incidenti, le stupide buste di plastica usa e getta delle sigarette, dei chewingum, le lattine (per la cui produzione viene svolto il giro del mondo) di inutili bibite gettate per terra o immesse in enormi puzzolenti discariche o bruciate negli inceneritori, ecc.
Essendo sommersi dalla pubblicità televisiva, radiofonica, dei volantini nelle buche delle lettere che coprono la posta importante, dei mega cartelloni pubblicitari sia in periferia che in campagna, persone poco critiche subiscono il fascino dei colori, del facile possesso e della felicità che sembra sprizzare da tutti i pori dei singoli e delle famiglie ritratte nelle fotografie (di posa, non reali) e non arrivano a pensare che potrebbero impiegare meglio le loro ore libere, ad esempio per migliorarsi nei loro hobbies o per incrementare le loro conoscenze o per portare in bei luoghi le loro persone care, ecc.
Essendo sommersi dalla pubblicità, ed essendo ormai tutti quanti sommersi da decenni da svariati apparecchi tecnologici, siamo portati a pensare che sia impossibile viverne senza e, tornando a badare al lavoro, molti giovani cercano dopo il diploma (o anche prima, durante le vacanze estive fra un anno e l'altro delle Superiori) qualche lavoretto per saziare il loro istinto famelico di consumo di tecnologia e non, alla portata di tutti come orologi, scarpe (non vengono comprati per utilità, ma per fare "sfilate di moda"), cellulari (quelli di 10 anni fa funzionano ancora adesso), lettori digitali di musica (meglio ascoltarla da impianti stereo in casa che per strada, cosa pericolosissima), comprati dopo aver aiutato qualche azienda ad incrementare la propria produttività, il proprio capitale, mentre codesti giovani han perso ore di svago, per l'acquisto di cose che già possedevano o che non servono.
Esteso quartiere residenziale per i nuovi abbienti in una zona di...campagna?
Fotografia di Robert Adams
Fotografia di Robert Adams
Per creare la necessità dell'acquisto, il sistema crea non luoghi come i centri commerciali o residenza avulse dalla comunità, nei quali le persone non sono più tali e così, per incontrarsi e parlare, hanno la necessità di utilizzare computer e cellulari (una volta completamente inutili).
Il design è uno strumento utilissimo per indurci all'acquisto, e per questo dev'essere tenuto fuori dai musei d'arte. Ad esempio si può pensare alle forme delle scarpe sportive, ai nuovi mouse per computer che, nel momento in cui migliorano il nostro confort, peggiorano le condizioni ambientali del mondo. Il peggioramento è sicuramente sopportabile per cose utili e nuove, come poteva essere 30 anni fa per la produzione di computer). Le aziende, i capi e i lavoratori di queste aziende continueranno cosi ad avere i loro gonfi e meritati stipendi, che utilizzeranno per acquistare a loro volta beni inutili (perchè già posseduti, ma solo vecchi, o perchè usa e getta) che genereranno inutile inquinamento. Probabilmente sono votato al primitivismo, secondo cui la gente deve tornare al nomadismo e alla caccia. Non sarebbe male: tutti si sentirebbero vivi negli occhi, nella mente e sulla pelle ogni secondo della giornata.
Acquirenti, consumatori, clienti, alienati.
Fotografia di Robert Adams
Fotografia di Robert Adams
Non si dica che il PIL serva, poichè genera introiti per lo Stato, il quale li utilizzerà per il Welfare: nel nostro Paese l'istruzione, la sanità, la ricerca, tranni in rari casi, son sempre state vittime del sistema, il quale ha invece sempre preferito reimpiegare, donare, miliardi a banche e a grandi aziende.
Molte persone sono conscie dei danni che questo sistema produce direttamente nelle nostre città (inquinamento dato dal traffico, dalle fabbriche, dai riscaldamenti, rumore, buste e bottiglie non biodegradabili per terra, sui prati, ecc.) ed anche indirettamente (inquinamento globale; riscaldamento globale; distruzione di ambienti ecologici patrimoni di tutti, dell'umanità; sfruttamento di milioni di lavoratori nel cosidetto 2° e 3° mondo - in realtà, per me, 1°, poichè senza la nostra invasione sarebbero libero dalle schifezze tecnologiche -, da parte delle grandi aziende occidentali da noi sempre lautamente ricompensate per i loro intelligentissimi prodotti, ecc.)
Il precariato crea l'occasione di rinnegare questo sistema omicida, trasformando ogni lavoratore alienato, a singolo partecipe delle sorti del mondo. Nelle principali città nordamericane, gruppi di persone ex appartenenti al ceto medio, si danno da fare per produrre da sè il cibo (ovviamente frutta e verdura, non carne, della quale si può fare a meno, della qual cosa il mondo e gli affamati ci ringrazieranno, avendo più terra a loro disposizione per la coltivazione diretta dei cereali, non più utilizzati per ingrassare bovini lontani 1000 km. Ma questo è un altro discorso).
Già nel 1972 esperti mondiali si ritrovarono nella Conferenza sull'ambiente umano di Stoccolma, per pensare a come risolvere i problemi creati dal sistema consumistico "occidentale" (in realtà anche orientale, se si considerano le grandi industrie sovietiche dell'epoca, ed i meccanismi lavorativi di annullamento delle vite, con una vita sociale, ed un ambiente sociale nullo o triste e grigio senza speranze, senza futuro, con inquinamento diffuso e non controllato, perchè tanto nel sistema c'era solo un eterno e singolo ente, lo Stato nelle vesti del Partito Comunista) che richiedeva (e richiede) un grande uso e spreco di risorse non infinite, non rinnovabili (si pensi, con uno stupido esempio, alle foreste ed ai boschi in cui, tagliati 2 alberi, se ne pianta solo 1). Anche 20 anni dopo ci fu un ritrovo simile, l'Earth Summit del 1992 a Rio De Janeiro, ma lo sfruttamento delle risorse naturali ha continuato a fare danni.
Tutto lìinquinamento e lo sfruttamento dipendono dalla gente comune che non si rende conto di poter cambiare le sorti del pianeta nel quale vivono e nel quale vivranno i suoi discendenti. La gente comune non capisce che la politica non spetta solo a poche persone, ma a tutti, ricchi e poveri, in ogni azione che non dev'essere automatica, ma sentita veramente.
Quindi cogliamo la palla al balzo e pensiamo a vivere di più e a consumare di meno.
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