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27 settembre 2011

205 milioni di disoccupati

Ho letto che un grande uomo che "rules the world", una sorta di banchiere alla Draghi (forse era proprio lui) avrebbe detto con tono preoccupante che nel mondo ci sarebbero 205 (0 250) milioni di disoccupati.

Grande problema, infatti non possono incorrere da veri schiavi all'incremento dei PIL dei vari Stati del mondo.
Dobbiamo vivere tutti quanti da schiavi dell'economia, ennesima dimostrazione che le nostre invenzioni, anzichè servirci, ci comandano!


Ma è un problema la disoccupazione?
Lo è molto di più il pericolo di ferirsi e di morire durante lo svolgimento di un lavoro.
Perchè mai una persona, in una società che si dichiara dalla parte dei più deboli, che si eccita nel difendere la vita, non bada a ciò? Forse perchè chi si fa promotore di queste varie iniziative, vive grazie al lavoro altrui e vorrebbe che sempre più persone lavorassero nel modo e nel mondo occidentale per incrementare le sue possibilità di guadagno e fama.


Lavorare non significa liberarsi dalle oppressioni, infatti tante persone che lavorano e che quindi secondo questi geni di buro/tecnocrati dovrebbero essere felici, sono tristi, stressate, con lo sguardo e la mente vuota, subiscono la monotonia, il sentirsi delle semplici rotelline di un meccanismo gigantesco da cui è impossibile uscire e vittime del cosidetto mobbing (violenza psicologica o anche fisica e sessuale).

Gli Stati sono ricchissimi, alla faccia della crisi hanno sempre miliardi e miliardi di Dollari o di Euro da spendere per mandare avanti la loro "macchina" burocratica e da guerra. Con una minima parte di questa cifra mostruosa, i disoccupati potrebbero venire foraggiati con lo stipendio minimo garantito, così non si vedrebbero più le famose "sacche di povertà", non ci sarebbero morti di fame, drogati disperati, rapinatori, ecc. (forse).

Se nasco contro la mia volontà in uno Stato, in una società che mi riempie di obblighi o anche semplici convenzioni impossibili però da scardinare, sarebbe anche giusto che la mia esistenza sia libera dall'affanno del lavoro se sono impossibilitato nel trovarne uno che mi aggrada.

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