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2 aprile 2012

Senza lavoro, ma non c'è solo il lavoro

Sarà un dramma, eppure non mi sembra che ieri i giovani fossero tutti occupati, anzi, quelli occupati magari con contratti da schiavismo, mi sa che avrebbero preferito stare a casa a poltrire che fare arricchire degli stronzi.

Io penso che sia assurdo dover lavorare 35-40anni di fila per poi avere la pensione.
Non sarebbe meglio che, in base a quanti soldi richiede il proprio stile di vita e ai propri bisogni extra-economici, uno possa lavorare 3 anni di fila e poi stare 1 anno senza fare nulla, senza l'obbligo di versare i contributi?
Se il welfare fosse meno invasivo, ad esempio con i suoi contributi pensionistici obbligatori, la gente che vivacchia potrebbe incassare molti più soldi e poi decidere che farne, invece abbiamo Mamma Stato che ci prende dei soldi per paura che li sprechiamo, e che ce li ridarà a lavoro finito, come fosse una paghetta.
Nel mondo in cui intendo io non ci sarebbe la paura della mancata pensione, poichè verrebbe naturale risparmiare e lavorare fino a che si hanno le forze: uno potrebbe lavorare fino a 90 anni ma essere ancora in forma, perchè ad esempio fra i 30 e i 55 anni ha compiuto svariate e lunghe pause.
La pensione è veramente terribile, ti costringe all'immobilità e ti mostra come un ferrovecchio da discarica.

Detto ciò, torniamo ai giovani.
Ma davvero vivono in modo drammatico la disoccupazione? Ma perchè, ora, gli occupati sono felici? Ma se sono tutti stressati, tutta gente che sa solo badare ai propri soldi e spenderli il più in fretta possibile per farsi notare o che deve drogarsi per reggere gli ordini e la competizione.
E tutti i morti e feriti nelle fabbriche e per le strade non provengono forse dal mondo del lavoro (certo, anche le strade, si pensi ai tir ma più semplicemente agli spostamenti sempre più lunghi che la gente fa per recarsi a lavoro)? Perchè i giornalisti non parlano del genocidio compiuto dal lavoro?
E poi, secondo voi, la vita è brutta se si hanno pochi soldi? Può essere, ma si ha molta più libertà, anche di pensiero, infatti se uno lavora un sacco di ore penserà solo a quel lavoro e sarà magari anche costretto a subire un casino di ordini.
I potenti badano al lavoro perchè grazie a questo perpetuiamo questo sistema, perchè senza il lavoro di milioni di formichine i pochi miliardari che non fanno nulla ma comandano smetterebbero di incassare.

Poi si parla di lavoro in generale: "Sono senza lavoro, quindi sono un povero disgraziato".
Bisognerebbe badare al lavoro che ognuno vuole fare, ma purtroppo la maggior parte della gente si accontenta di trovare la prima cosa che capita, basta che paghino uno stipendiuccio. E sia chiaro che io sono a favore dei lavori umili che ho svolto e che spero di poter continuare a svolgere, ma vedo, specie fra i giovani schiavi del consumismo e del finto benessere, gente che butta la propria vita nel fare lavori totalmente vuoti come quello dell'impiegato subordinato di ultimo grado e di cassiere di un supermercato che deve stare seduto a schiacciare bottoncini per 8 ore, senza aver qualcuno con cui parlare o modo di distrarsi, ovviamente fra rumori di carrelli e bip-bip vari.
Alienazione totale! Perchè questo?

Perchè l'importante è fare qualcosa, ovviamente a caso, per avere dei soldini che servono a sentirsi inseriti in società, quindi avendo una tv, una casa, un'auto, un cellulare, un computer, ecc. Non importa se per avere tutto ciò e tanto altro (ah, dimenticavo le vacanze senza cui nessuno oggi può più vivere) si sacrifica praticamente tutta la propria vita, ma la gente non dà valore alla propria vita, dà valore solo a ciò che desidera (e che poi butta perchè viene portato a desiderare subito un'altra cosa!).

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