In una recente intervista, il medico Burgio, specializzato in epigenetica (branca della genetica che si occupa dei cambiamenti fenotipici ereditabili da una cellula o un organismo) dice alcune cose molto interessanti.
Suppongo che la maggioranza degli italiani non lo abbia mai sentito prima, compreso me, ma meglio tardi che mai.
Vediamo cosa dice.
"Da 23 anni, dal 1997, sappiamo che periodicamente nel mondo partono virus che fanno danni enormi";
"C'era l'allarme ribadito a più riprese per 20 anni da scienziati e ricercatori e la serie di eventi (Sars 2002-2003) aveva ulteriormente accentuato l'allerta. Ma in Occidenti non c'erano piani e si è enormemente sottovalutato quello che stava accadendo in Oriente";
"Il 31 gennaio 2020 è stato dichiarto sulla Gazzetta Ufficiale lo stato di emergenza pre-pandemico ma si è fatto pochissimo per prepararsi ad affrontarlo: informare i cittadini, formare gli operatori sanitari e predisporre soprattuto piani di protezione per ospedali e operatori sanitari";
"Dichiarare l'emergenza doveva servire per evitare di trovare senza un numero adeguato di tamponi e senza la possibilità di proteggere queste persone";
"In Occidente non si è fatto nulla perché dalla pandemia del 1957 non c'è più stato nulla di simile e in Italia non ci sono grandi esperti di virus pandemici. L'unico è il prof. Crisanti, parassitologo dell'Università di Padova. Il Veneto ha ascoltato i suoi suggerimenti e ha avuto problemi molto minori rispetto alle altre regioni del Nord Italia";
MA IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE:
L'intervistatore gli chiede se uscire, ovviamente non tutti insieme, è davvero pericoloso, considerando che il contenimento sociale sta provocando ansia sociale e caccia all'untore.
Il medico risponde che serve un'altra premessa, che ci sono 3 variabili da considerare:
1 il virus
2 le condizioni della popolazione
3 le condizioni dei servizi sanitari.
"Il virus ha alta contagiosità, al momento probabilmente una persona può contagiare circa 3 persone e basta poterne contagiare 1 affinchè succeda un disastro nel giro di 1 mese.
Ma se ci fosse stato un piano a gennaio e se avessimo cercato attivamente le polmoniti che alcuni già segnalavano, avremmo potuto evitare il lockdown, perché avremmo avuto il tempo di fare quello che è stato fatto in Veneto. Invece abbiamo perso un mese e ridurre drasticamente ogni contatto fisico. A quel punto il governo ha fatto la scelta giusta".
Sì, giusta, ma tardi pur sapendo.
Gli chiede dove ci si infetta, considerando tutti i nuovi contagi.
"Si tratta di un virus respiratorio: il 90% dei contagi avviene tra persone che hanno un rapporto diretto, un'esposizione ravvicinata in ambienti chiusi, quindi la famiglia, luoghi di lavoro e ospedali.
MOLTO DIFFICILE CHI CI SI CONTAGI PER STRADA.
Questa idea venuta fuori negli ultimi giorni è una MEZZA FAKE NEWS. Se fosse un virus che basta respirare per strada per ammalarsi, saremmo tutti morti".
"Per la gente comune, la mascherina va indossata per tutelare gli altri: se siamo esposti ad una persona che tossisce, la mascherina è insufficiente, ma blocca gran parte delle goccioline, il veicolo principale di contagio. Se il virus è nell'aria, può esserlo in quantità minima, per cui è quasi meglio incontrarlo, se vogliamo prima o poi immunizzarci. Importante è non incontrarlo in quantità pericolosa".
Magari potessimo incontrare il virus per strada: in Lombardia e Piemonte non ci si può allontanare dalla propria abitazione per più di 200 metri.
"Se avessimo accumulato tamponi all'inizio di gennaio, avremmo potuto fare come i cinesi e i coreani che fanno in media 20, 30 mila tamponi al giorno che vengono fatti a chi ha sintomi e ai loro contatti, così quarantenano in maniera rigida e bloccano l'epidemia. Questa è sorveglianza attiva, per bloccare l'epidemia sul territorio non negli ospedali".
"In Lombardia sono state fatte delle leggerezze, ma il termine è troppo poco rispetto ai fatti: c'era l'allarme, i filmati dalla Cina, i medici avvertivano ma sono state consentite le partite di calcio, i raduni dei tifosi, sono state fatte le fiere, chiaro che lì il virus sia dilagato. C'è stato un ritardo gravissimo di 10, 15 giorni. Le responsabilità sono un po' di tutti".
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