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19 giugno 2010

Prima la cioccolata, poi la salute e infine l'ambiente

Dopo il record di post e commenti sullo "scandalo Luttazzi" (il comico avrebbe copiato 500 battute da comici statunitensi senza mai citarli e senza mai mettersi d'accordo coi manager o loro stessi), non pensavo la demenza potesse continuare avendo per protagonista questa volta non una persona, ma una crema di cioccolato che sarebbe, secondo i complottisti, malvista e in futuro censurata se non vietata dai freddi burocrati dell'UE.

Blog e social network si sono riempiti di appelli in difesa di questo prodotto made in Italy (ma neanche troppo, come spiegherò tra poco) i cui spot nel prossimo futuro saranno vietati (o forse verrà solo posto un bollino rosso sia sulla confezione che sullo schermo), dall'Unione Europea perchè questa sfiziosa crema non rispetterebbe alcuni criteri nutrizionali, primo fra tutti la quantità di zucchero che comprometterebbe la salute dei bambini e degli adolescenti (considerando anche il crescente numero di obesi, penso sia giusto non invitare i piccoli a consumare certe cose come se fossero totalmente innocue).
La norma bloccherà sicuramente anche gli spot di altri prodotti e, quindi, la demenza si ravvede nella gente che titola i propri post e messaggi all'incirca così: "Aiuto, vogliono vietare la Nutella!", quando questa nuova legge parla in termini generali, non certo prendendosela con una data azienda.

Se poi ci si lamenta solo per il divieto di pubblicità future, la demenza è incommentabile. Direi solo che una società che basa la propria futura felicità su ciò che compare sugli schermi (pur potendo però mangiare ciò che una volta gli veniva proposto dal piccolo schermo ed ora non più) è inquietante e non merita un futuro!

Tempo fa Greenpeace e i suoi sostenitori italiani si batterono affinchè la Ferrero (l'azienda produttrice della Nutella) usasse meno olio derivante dalle palme piantate nel Sud-Est asiatico (in Indonesia, ad esempio) al posto della foresta dove, tra l'altro, vivono gli oranghi.
Si raccolsero 10.000 firme e la Nutella al pari della Unilever accettò la sfida di monitorare le piantagioni e quindi anche le foreste. 10.000 è sicuramente un bel numero, ma non ricordo di aver visto la quantità di appelli che circola in questi giorni. Il perchè è semplice: se si vieta l'approviggionamento di Nutella lo si nota direttamente, mentre la distruzione di un'ecosistema di cui si sa poco e che comunque non si vede uscendo da casa, tocca solo indirettamente la nostra società.
Questo serve anche per dire che di Made in Italy ce n'è solo una parte, ed anche le nocciole non sono tutte delle Langhe o del Roero (zone collinari della provincia di Cuneo dove ha sede la Ferrero). Ricordo infatti le lamentale di alcuni contadini di questi luoghi. Senza risorse provenienti da terre lontane la nostra società non esisterebbe come oggi la conosciamo..

L'europarlamentare Sonia Alfano (IDV) ha firmato contro l'emendamento, ma in suo recente post ho trovato questa interessante frase di Carlo Petrini (presidente Slow-Food) che la dice lunga sul nostro tempo malato di consumismo e menefreghismo:
"Siamo arrivati al punto che ci vogliono leggi per stabilire che se mi mangio quattro chili di prosciutto crudo l’organismo ne risente, che se m’ingozzo di formaggio i grassi mi tappano le arterie, che se mi trinco tre bottiglie di vino posso perdere i sensi. La verità è che il cibo non si conosce più: da elemento sacro e indispensabile per le nostre vite è diventato oggetto misterioso."

Link:
"L'orangutango rischia di estinguersi entro il 2001" Asianews (2008)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il signor Petrini ha detto una verità allarmante.

Danx ha detto...

Sì, infatti conosciamo di più i premi delle merendine.