"Il 19 settembre l’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, organizza il suo primo meeting nazionale “Liberi di non credere” a Roma.
Si potrebbe obiettare che ognuno, nel nostro Paese, è “libero di non credere”, che non viviamo in uno Stato teocratico, che non c’è motivo di dichiarare con forza questa libertà, riconosciuta senza ombra di dubbio dalla Costruzione italiana. Ma siamo proprio sicuri, in Italia, di essere “liberi di non credere”?
Ad oggi sembra proprio di no. Viviamo in un Paese in cui la credenza cristiano-cattolica di alcuni cittadini condiziona i diritti di tutti. E se anche questi “alcuni” fossero la maggioranza – e tra atei, agnostici, indifferenti, scettici e credenti in altre religioni è difficile sostenerlo - l’ingerenza religiosa nel Diritto di uno Stato laico non sarebbe comunque giustificata.
Ma come si manifesta questa ingerenza? In alcune leggi promulgate dal nostro Parlamento così come nelle “non-leggi”, ossia nella assenza di regole volte alla tutela di intere categorie di cittadini (una per tutte le coppie di fatto, alle quali sono negati i più basilari diritti di solidarietà riservati alle coppie regolarmente unite in matrimonio).
Vogliamo l’uguaglianza, giuridica e di fatto, di credenti e non credenti
Vogliamo l’affermazione concreta della laicità dello Stato
Vogliamo la fine di ogni privilegio, di diritto e di fatto, accordato alle confessioni religiose
Vogliamo che le concezioni del mondo non religiose abbiano la stessa visibilità e lo stesso rispetto delle concezioni del mondo religiose
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