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21 settembre 2010

Politica binaria

Politica binaria, proprio come le nostre vite senza etica e morale in cui dobbiamo dire sì o no per tirare avanti, ma quando si tratta di PIL, di numeri, la politica non potrà che dire solo sì, quindi la politica è morta e non certo da oggi che lo dico io.

Oggi leggo su La Stampa della crisi dei costruttori (gulp!) che vogliono scioperare perché i cantieri sono fermi e il governo fa niente.

Ma come? Io vedo in ogni città e paese una quantità immane di nuove costruzioni di dubbia utilità e, dopo aver riempito alla grande la propria pancia, distruggendoci gli occhi, il naso e le orecchie (a causa di muri, cemento, smog e rumori vari), ora questi si lamentano perché prevedono tempi duri nell'immediato futuro, senza sapere che il loro "sviluppo" non può ergersi verso l'infinito? Siamo ancora vittime di chi pensa che futuro abbia il significato di progresso! Il futuro è un presente peggiorato a causa della rincorsa sempre più spietata della ricchezza materiale e a causa della crescita demografica e dell'omologazione dei consumi industriali.
Dove pensano di vivere, dentro un videogioco o sul pianeta Terra?


E la politica in questo come nel caso dei radar e droni statunitensi a Sigonella (altro articolo presente sul quotidiano torinese), cosa potrà fare se non aiutarli a causa del loro impatto sul PIL?
Non potrà fare altro che accontentare le richieste di chi "traina" l'economia, perché la politica è schiava della tecnica, dell'economia e della finanzia, quindi la politica non può imporre alcune scelte sagge ed autonome.

La politica non può quindi mettere dei paletti e affermare che seguendo il mito della ricchezza (per pochi) c'è la conseguente certezza della distruzione dell'ambiente e anche dei rapporti umani.
Se la politica è schiava di cose più grandi di lei, noi siamo schiavi di questa politica che non può prendere decisioni, una politica che dice sì solo per mandare avanti uno stupido conteggio di numeri e dice di no quando la gente dice stop alle distruzioni, alle speculazioni, etc.

Ma se un singolo, come me, si accontenta di poco, perché tutti gli altri non possono produrre di meno? Paura di consumare di meno? Paura di avere poi troppo tempo libero in cui ci si sente smarriti?
Una volta si faceva per avere qualcosa di utile, pensando anche di fare del bene, ora si fa perché si deve fare. Il non-senso dell'esistenza è ben presente nel vostro lavoro, cari costruttori e tecnici vari.

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