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2 aprile 2020

MAMMINE ANSIOGENE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Sono comparse improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, le mammine ansiose e ansiogene.

Qualche settimana fa, quando i decreti di mister duce-Conte erano meno estremi, lasciavano giocare i loro pargoli al parco con altri bambini, mentre loro li guardavano stando ben ravvicinate tra di loro senza distanza di sicurezza e senza mascherine.

Poi, un bel giorno (bello per modo di dire, dati i numeri di ammalati e morti, specialmente in certe Province), hanno cambiato diametralmente atteggiamento e da ieri hanno riversato le loro preoccuapazioni online, nei post in cui si parla della tristissima ora d'aria (o mezz'ora? o decina di minuti?) per i minorenni.

Sono tanti i commenti di madri (più madri che padri) preoccupate, allarmate e scandalizzate di questa concessione. Probabilmente, a furia di portare i pargoletti dai medici, sono portate a desiderare e a rispettare indicazioni ben precise dall'autorità sanitaria, quando questa si palesa.

Il fatto è che un giro sotto casa, compiuto per sgranchirsi le gambe, non dovrebbe destare alcun problema, specie se si abita in una zona in cui ci sono poche persone in giro e i marciapiedi e le piazze sono larghe. Come ben sappiamo, ci basta stare lontani dal prossimo di qualche metro per non rischiare di venire contagiati, cosa che può capitare quando una persona tossisce o starnutisce senza mascherina chirurgica.

Questa paura e questo desiderio di protezione totale, cozza però con i comportamenti di queste madri che, nella parte di vita precedente questa emergenza, riempivano i figli di grassi e di zuccheri, di carne piena di antibiotici, li portavano a scuola in automobile, meglio se diesel, posteggiandola in 2^ o 3^ fila, inzozzando l'aria e rendendo difficoltosa la circolazione ai ciclisti che rischivano di venire investiti, o che gli vietavano di praticare sport per paura di infortuni, facendoli diventare pigri e obesi, con problemi circolatori e disturbi ortopedici.

In nome della salute, che purtroppo non può mai essere garantita, non possiamo allontanarci dal nostro quartiere, non possiamo incontrare persone, non possiamo riunirci (diritto fondamentale in una democrazia), non possiamo in molti casi lavorare, ecc.

Stiamo perdendo soldi, amicizie, libertà.

Ci sono persone che stanno impazzendo nel dover vedere e sentire le solite persone con cui vivono in casa, o nel non poter vedere nessuno se abitano da sole, oppure hanno incubi dettati da questi arresti domiciliari perché ogni giorno è per forza uguale a quelli precedenti e risulta impossibile immaginarsi in un altro posto, perché pare di essere dentro un "fine pena mai".

Alcuni dicono: "Voi che state a casa non dovete lamentarvi, pensate a chi viene intubato, a chi lavora negli ospedali".

Certo, la maggior parte di noi è privilegiata, ma anche prima e anche dopo questa emergenza c'erano e ci saranno tantissimi malati e tantissimi infermieri che rischiano la vita e che sudano per salvarla, mentre la massa viveva come aveva sempre vissuto o provava a cambiare la propria vita, cosa che oggi ci viene vietata, vita che per molti non è neanche più uguale, dato che in pratica hanno perso il lavoro e non ci sono nuove opportunità.

Ma siamo schiavi della dittatura sanitaria, delle mammine ansiogene o di tutto un complesso di professionisti e istituzioni che assieme alle mammine ci vogliono costantemente preoccupati e fermi?

Sulle mammine ansiogene ho trovato questo bellissimo articolo presente su RivistaStudio.

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