La bicicrazia è slow, di Mauro Luglio.
Ieri è stato il bici day. Un'occasione per riscoprire le due ruote, ma anche un ritmo di vita meno frenetico e più a misura d'uomo. I Paesi nordici ce lo insegnano.
Pedalare su piste ciclabili in tutta tranquillità, riscoprire l'uso del proprio corpo per muoversi, respirare aria pulita, fermarsi senza essere minacciati da un traffico sempre più aggressivo, parlare con gli altri, una società dai ritmi meno frenetici e più vicini all'uomo, una società in cui a tutti sia concesso di andare in bicicletta.
Utopia? No, è bicicrazia. Il mondo in cui muoviamo oggi è determinato dalle dinamiche del mercato: l'esplosione del traffico motorizzato ha costretto l'individuo e la collettività ad accollarsi i costi sociali provocati da queste dinamiche che soffocano i centri abitati e generano inquinamento e malattie.
Il problema dei pedoni e dei ciclisti è molto difficile da affrontare: una società che andasse in bicicletta metterebbe in discussione l'attuale modo di produrre, di consumare e di lavorare. L'esperienza dei Paesi noridic - Olanda, Germania e la Scandinavia - dimostra però che è possibile individuare delle soluzioni digeribili contemporaneamente dalla comunità, dai soggetti commerciali e dagli urbanisti.
Le proposte per diffondere l'uso della bicicletta vanno dalla riduzione dei parcheggi per la creazione di piste ciclabili alla costruzione di sottopassaggi per evitare gli incroci: dalla combinazione dell'uso dei mezzi pubblici con quello della bici creando parcheggi sicuri accanto alle fermate, all'incremento dei servizi di noleggio.
Per realizzare tutto ciò è però necessario vincere l'ostruzionismo nei riguardi della bicicletta relegata ancora al rango di giocattolo per il tempo libero.
Bisogna compiere un lavoro culturale e infrastrutturale affinchè le persone si rendano conto che possono muoversi più comodamente e in modo più sicuro anche senza l'automobile.
Giusto. Purtroppo l'assurda e incontrollata espansione dei paesi dei vari hinterland, i cui nuovi abitanti scappano dalle città nelle quali lavorano, fa sì che ogni mattina ed ogni sera il traffico di automobili sia purtroppo un problema irrisolvibile.
Meno attacchi ai ciclisti. Più piste ciclabili, di Guido Montanari.
Dopo l'ennesima lettera sulla maleducazione dei ciclisti è ora di dire basta!
Com'è possibile mettere sullo stesso piano comportamenti non corretti, ma sostanzialmente innocui, come il transito contro mano o sui marciapiedi dei ciclisti, con i rischi che provengono dalle automobili? In uno scontro con un'auto il ciclista rischia la vita, lo scontro tra un pedone e un ciclista provoca ben pochi danni. Non esistono casi di pedoni uccisi da ciclisti, mentre nelle nostre città sono decine i ciclisti morti ogni anno.
Le statistiche dimostrano che i ciclisti rischiano la vita tre volte più degli automobilisti, in compenso il sacrificio di ciascuno di loro ci solleva da una buona dose di inquinanti e lascia più spazio alle auto, sulle carreggiate e nei parcheggi.
In tutte le città civili d'Europa le piste ciclabili sono disegnate sui marciapiedi, mentre da noi si fanno piste dove il ciclista è alla mercè delle auto: non è ora di smetterla con questa falsa polemica tra ciclisti e pedoni e cercare soluzioni reali per una mobilità basata sul potenziamento dei mezzi pubblici, i parcheggi fuori città e vere piste ciclabili, sicure e collegate fra loro?
E ricordatevi:
2 commenti:
Ammetto che dal titolo avevo pensato a qualcosa di ambiguo. Il solito malizioso.
Comunque tornando al post, in Olanda ad Amsterdam ci sono 500 mila bici per 700 mila abitanti. E loro hanno sempre il brutto tempo. Noi invece, che potremmo sfruttare il sole, preferiamo muoverci in auto pure per fare mezzo km. Non s'incentiva l'uso della bici. Ci sono solo poche 'isole felici' a riguardo
eheh noi ciclisti la chiamiamo biga :)
io la uso anche col freddo e in città è veramente dura, vuoi per i gas dei mezzi a motori, vuoi per questi che svoltano senza freccia o escono all'improvviso dai posteggi.
Qualche pista ciclabile c'è, anche se per la maggior parte un pò pericolose e cmq sono la testimonianza di come le ns città, ma direi di tutto il mondo, sono invivibili, poichè ad uso e consumo delle auto, tir e bus.
Guarda penultima puntata di REPORT: in Svezia pedalano anche sotto la pioggia e in giro ci sono pochissime auto!
Tra l'altro ci sono stato anni fa e le piste ciclabili son completamente separate dalle strade..
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