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20 dicembre 2011

Articolo 18, cosa c'è di male?

E' cambiato il governo, ma l'aria che tira è sempre pesante per i lavoratori, d'altronde i politici devono rispondere innanzitutto a Confindustria, ovvero gli industriali e imprenditori con cui i politici si rapportano ogni giorno:

Guardate che bel quadretto: Marcecaglia, accusata di aver evaso milioni in Svizzera; Manpower l'impero dello sfruttamento a tempo determinato; Enel la più inquinante industria italiana, ecc.
Ora c'è Elsa Fornero al posto di Sacconi, ma l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori viene sempre tirato in ballo come motivo della "depressione" economica italiana.
Se ne parla in modo ideologico, è inutile far finta di niente, da una parte viene ritenuto una norma santa, dall'altra un qualcosa di modificabile a piacimento di chi comanda e magari anche asportabile, ma la gente sa cos'è o cadrà ancora una volta vittima della propaganda che va avanti, come ben saprete, per slogan?

A destra (e questo governo è di destra) dicono che sia un freno alle assunzioni (cit. Sacconi), ottima trovata. Che sia questo il motivo dello stagismo e precariato diffuso (solo in Italia gli stage possono essere gratuiti).
E se il freno fosse proprio questa possibilità di ricorrere strenuamente ai contratto a tempo determinato da rinnovare a piacimento, contratto che prende il posto di uno serio a tempo indetemerinato o anche determinato ma di più lunga durata?

Io riporto cosa dice Wikipedia dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, poi fate voi:

"L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori afferma che il licenziamento è valido se avviene per giusta causa o giustificato motivo.

In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. In alternativa, il dipendente può accettare un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio, o un'indennità crescente con l'anzianità di servizio.

Il lavoratore può presentare ricorso d'urgenza e ottenere la sospensione del provvedimento del datore fino alla conclusione del procedimento, della durata media di 3 anni.

Nelle aziende che hanno fino a 15 dipendenti, se il giudice dichiara illegittimo il licenziamento, il datore può scegliere se riassumere il dipendente o pagargli un risarcimento. Può quindi rifiutare l'ordine di riassunzione conseguente alla nullità del licenziamento. La differenza fra riassunzione e reintegrazione è che il dipendente perde l'anzianità di servizio e i diritti acquisiti col precedente contratto (tutela obbligatoria)".



Di sicuro suona strano tutto questo trambusto sull'articolo 18, visto come zavorra, come grande problema dell'Italia, a differenza di: evasori, mafiosi, corrotti, corruttori, ladri, quelli che compiono abusi edilizi, reati ambientali, reati finanziari, caste, leggi ad personam, leggi ad aziendam, spesa pubblica militare, favori ad enti religiosi, 8x1000, costo corruzione stimabile in 50 miliardi d'Euro l'anno, ecc.


OK-OK, è prevista la FLEXSECURITY come in Danimarca, ma dove troveranno i soldi?
L'unica certezza che abbiamo è che incrementerà l'insicurezza economica dei singoli lavoratori (e dico singoli non a caso visto che questo prossimo scenario creerà una sorta di "guerra fra poveri" o fra simili, una grande concorrenza anzichè una grande unione), visto che amputare un articolo non costa niente, mentre dare dei sussidi anche ai disoccupati, costa, eccome se costa!

Link:
Wikipedia
Rainews
Il Fatto Quotidiano

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