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30 ottobre 2012
La vita frutto di dio o del caos potrebbe essere bella, ma la ragione la imprigiona
Noi possiamo essere sia figli di un'entità divina invisibile a noi talmente è superiore (sì, però poteva farci meglio visto che ci ammaliamo facilmente e ci picchiamo sempre, per cui non è che sia proprio un essere perfettisssimo, eh), oppure essere frutto del caso all'interno del caos universale, resta il fatto che fino a prova contraria la vita sia una sola e che duri poco, per cui, non si capisce perché chi ne tessa le lodi sia poi il primo a voler rimanere imprigionato tra le grinfie della società facendo sempre la stessa cosa per incassare 2 soldini per tirare a campare.
Siamo imprigionati nelle città invivibili dove non si può aprire la bocca che o qualcuno ti mena o ti viene un cancro alla gola e ai polmoni; siamo imprigionati con il finto amore che ci obbliga a stare appiccicati soltanto ad una sola altra persona che poi odieremo e che ci odierà; siamo obbligati fin da piccoli ad entrare in chiesa, scuola e poi in caserma (fino a poco tempo fa!), università, fabbrica o ufficio per tutta la vita; siamo obbligati ad andare in vacanza soltanto quando ci va la maggioranza, a fare gli auguri quando i capi del mondo si sono inventati certe feste; siamo obbligati a dare il pizzo, ehm, a pagare tasse e imposte allo stato senza sapere esattamente come questo spenda i nostri soldi, senza alcuna possibilità di cambiare Stato o di creare un'altra cosa differente.
Potremo anche essere felici che il caso ci abbia mano a mano formati, ma non dobbiamo ringraziare affatto la società che con raziocinio ci imprigiona!
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