Vista la copertina dedicata ai contagiati che la Regione Lombardia vuole dimettere, non potevo non comprare il numero odierno de Il Fatto Quotidiano.
E ho fatto bene: nelle pagine 4 e 5 ci sono alcuni punti molto interessanti.
Grazie all'articolo di Davide Milosa veniamo a sapere che nelle riunioni di Febbraio 2020 dell'Istituto Superiore della Sanità, viene ribadito come PROBABILE un COLLASSO delle terapie intensive, perché i numeri disponibili inizialmente erano solo 105.
E che fa il governo Conte-bis? "Minimizza il rischio, convinto che la soluzione sia la chiusura dei voli da e per la Cina".
Certo, la sottovalutazione del rischio derivava anche dalla "relativa impossibilità di prevedere un tale scenario in una Lombardia che ieri (27 Marzo 2020, ndb) ha raggiunto i 37.298 contagi".
Gianni Barbaceto, invece, intervista un medico di famiglia che accusa l'assessore Gallera di aver detto una clamorosa bugia in televisione:
"Ho sentito l'assessore Gallera dire in tv che chi ha sintomi e vuole un tampone può andare in pronto soccorso. Non è vero. I tamponi non ci sono e io ho fatto fatica perfino a ricoverare in ospedale un paziente con polmonite: mi dicevano di aspettare, di contargli i respiri al minuto".
Continua col problema dei suoi pazienti messi in isolamento in casa, che non si sa se sono effettivamente guariti o meno:
"Per quanto tempo li tengo in isolamento i miei 25 sospetti? Dopo 15 giorni senza sintomi? Nessuno mi dà indicazioni. Ci vorrebbe un tampone per decretare la guarigione ma non c'è. Eppure la Lombardia è ricca, ma i soldi per i tamponi non ci sono".
E come ormai siamo abituati a leggere, anche questo medico accusa di essere lasciato senza protezioni, al pari dei suoi colleghi.
Ma il clou lo troviamo nell'articolo di Maddalena Oliva e Natascia Ronchetti che ci parlano di un rischio assurdo e che può paralizzarci per chissà quanto tempo, oltre che a farci piangere tanti morti innocenti: i 2.400 dimessi che sono stati indirizzati verso gli hospice e le RSA, pur non essendo certa la loro negatività.
"Ma degli 8.001 dimessi in tutto, da quel maledetto 21 Febbraio, il 30% (2.400 persone) ha sì lasciato l'ospedale, ma è stato re-indirizzato verso gli hospice, le strutture per le cure palliative e l'assistenza ai malati terminali e verso residenze sanitarie assistenziali, le case di riposo presenti in tutta la regione".
A denunciare questa idea è stato Marco Agazzi, presidente Snami, medici di famiglia di Bergamo:
"Negli ospedali bisogna liberare posti letto, per cui i pazienti Covid convalescenti vengono mandati nelle strutture per gli anziani, col rischio che queste diventino a loro volta dei focolai".
"Le persone clinicamente guarite non hanno più sintomi, ma ciò non significa che siano guariti. Per appurarlo è necessario eseguire due tamponi a distanza di 24 ore l'uno dall'altro ed entrambi devono risultare negativi".
Ma come abbiamo letto nell'articolo precedente, difficilmente verranno eseguiti perché ce n'è carenza.
Ma chi ha deciso questa mossa rischiosa?
"Lo ha deciso la giunta del presidente Fontana di fare ricorso alla rete degli hospice con una delibera del 23 Marzo".
Alcune persone sono già state ricoverate presso questi centri come la casa di cura Domus Salutis di Brescia, l'istituto Maugeri e la fondazione Don Gnocchi.
Per fortuna, il direttore sanitario della prima struttura afferma di aver "separato i percorsi di accessoo per non ripetere gli errori che sono stati fatti in passato dai pronto soccorsi, ma dobbiamo stare molto attenti: nelle Rsa o in altre strutture è già entrato qualcuno infettato ed è stata una strage".
E la gente inizia a prendere iniziative legali:
"Per molti dei parenti dei pazienti che si ammalano e che già versano in condizioni precarie, l'accusa di procurata epidemia inizia a levarsi sempre più forte. Come nel caso della figlia di una signora in buona salute ma affetta da demenza senile, morta di Covid-19: ha consegnato un esposto in procura. Il legale della famiglia chiede l'autopsia e ipotizza il reato di omicidio colposo per una cattiva gestione e per la diffusione colposa dell'epidemia".
Ancora Agazzi:
"Ora siamo in guerra e combattiamo, ma quando finirà ci sarà la resa dei conti e porteremo i nostri amminsitratori in tribunale".
EVVIVA!
Proseguiamo a pagina 6 e 7.
Valeria Pacelli fa il punto della situazione sui ventilatori polmonari nelle varie Regioni.
"In Puglia ne sono arrivati 16 a fronte di un fabbisogno di 408, in Umbria 20 e in Lombardia appena 273 su una richiesta di 1.152".
"Mancano ovunque e i 3.918 previsti dopo l'aggiudicazione della gara Consip del 9 marzo arrivano a rilento".
"Arcuri ha ammesso: almeno metà dei ventilatori arriverà verso la fine dell'emergenza che non si prevede breve".
"La Lombardia ha un fabbisogno di circa 30 milioni di mascherine tra quelle chirurgiche e quelle professionali, per i primi 30 giorni, ma dalla Protezione Civile ne sono arrivate solo 2,1 milioni".
"In Umbria sono arrivate 500 mila mascherine, di cui 260 mila montrasio, ossia quelle ritenute inefficienti in ambito ospedaliero".
"La Toscana ha dovuto noleggiare 30 ventilatori polmonari e ne aspetta altrettanti dalle donazioni;
Il fabbisogno giornaliero di mascherine è di 230 mila. Di quelle Ffp2 e Ffp3, la Protezione Civile ne ha consegnate 65 mila e altre 30 mila dovrebbero arrivare oggi (28 Marzo)".
"Nel Lazio sono state distribuite 1 milione e mezzo di mascherine. 55.000 montrasio sono quelle fornite dalla Protezione Civile. Le altre sono arrivate in modo autonomo: 980.000 chirurgiche, 336.000 Ffp2 e 15.000 Ffp3".
"In Sicilia sono state richieste 5 milioni 250 mila mascherine Ffp2 e Ffp3, ma ne sono arrivate solo 60.500. 13.650.000 quelle chirurgiche richieste, ma ne sono state consegnate solo 74.000.
La Sicilia ha chiesto 500.000 tamponi ma la Protezione Civile ne ha forniti solo 4.200, così ha avviato l'auto-produzione".
Molto interessante anche l'articolo scritto dalla coppia Alessandro Mantovani e Wanda Marra sul fatto che già dal 17 Febbraio fossero a conoscenza dell'emergenza quelli del Ministero della Salute (Speranza), ma che hanno tentato di acquistare i respiratori solo il 5 marzo.
"Angelo Borrelli sta cercando mascherine già dal 31 gennaio, che non troverà perché all'estero se le tengono. Nessuno pensa, in quel momento, a comprare ventilatori per la terapia intensiva" ... "Nessuno valuta i fabbisogni delle Regioni, anche perché l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali è stata decapitata a Dicembre" ... "Al ministero aspettano. Al governo sono fieri di aver chiuso i voli dalla Cina a fine Gennaio".
"Il 19 Febbraio siamo in emergenza: a Codogno scoprono il presunto paziente 1, capiscano che il virus è andato in giro per il Basso Lodigiano e il Veneto. Il 23 fanno le zone rosse. Ma per le terapie intensive aspettano ancora".
"Il 29 chiedono informazioni alle Regioni sui posti disponibili"; "Il 1° marzo chiedono di aumentare del 100% i letti di pneumologia e malattie infettive e del 50% in terapia intensiva, utilizzando le sale operatorie con la sospensione dell'attività chirurgica. Ma per i ventilatori perdono ancora tempo".
"Solo il 5 marzo il ministero indica alla Protezione Civile un fabbisogno di 2.375 apparecchi tra terapia intensiva e subintensiva. Il giorno dopo il banco Consip per altri 5.000, si chiude il 9 ma è tardi: molte di quelle macchine non arriveranno".
"Le terapie intensive sono in sofferenza anche nel Lazio, dove ci sono solo 126 malati Covid in rianimazione. Però c'è sempre meno spazio per chi ha l'ictus, l'infarto e tutto il resto".
"Fonti qualificate del ministero dicono che 'Non si potevano comprare 5.000 ventilatori quando c'erano solo due cinesi allo Spallanzani. Avremo speso 1 milione di euro e saremmo stati accusati di sperperare denaro'. Cinquemila no, milla magari 2'. Se fosse andata benissimo, sarebbero serviti per altre emergenze".
Nell'ultimo articolo di cui mi appresto ad evidenziare le parti più importanti, compare un'intervista ad un medico che sta rischiando la vita operando in un ospedale ligure:
"I primi giorni mi sono sentito dire che non ci davano le mascherine perché non servivano: una balla colossale, non ce le davano perché non c'erano. Nonostante si sapesse da mesi che poteva arrivare il Coronavirus, non si è provveduto a procurarle. Vale per lo Stato come per le Regioni".
Poi arriva un'altra accusa niente male:
"In Liguria, con la Sinistra o la Destra, si sono smantellati gli ospedali pubblici: prima dell'epidemia volevano privatizzarne 4 o 5, rischiando di lasciare ai privati le attività redditizie e rifilando al pubblico le più onerose. Hanno smantellato anche le pneumologie".
"Credo davvero che in Italia si muoia più che in Germania. Non solo perché abbiamo più anziani. Da noi ci sono 5.000 posti di terapia intensiva, mentre in Germania 28.000".
"Quando tutto sarà finito ci accorgeremo finalmente che lo smog aumenta il rischio in caso di virus: non è soltanto che forse il particolato trasporta il virus. Chi vive in zone inquinate ha il sistema respiratorio danneggiato ed è più vulnerabile".
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